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Lega e milioni bloccati
Scontro Tosi-Fontana

«La Lega», esclama Flavio Tosi, «rinunci ai milioni frutto del finanziamento pubblico e si affidi ai contributi dei privati». «Ma quali 49 milioni? Queste cifre», replica Lorenzo Fontana, «non esistono più. Qui, piuttosto, si vuol bloccare l’attività di un partito in vista della campagna referendaria».

Sui 49 milioni di euro sequestrati alla Lega Nord dal Tribunale di Genova e sui fondi per la campagna per il referendum sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre, esplode la polemica tra l’ex sindaco e segretario di Fare! e il vicesegretario federale, e vicesindaco di Verona. «Se la Lega avesse preso le distanze dall’ex tesoriere Belsito», attacca Tosi, «il sequestro dei conti correnti non sarebbe avvenuto, ma ora che quel provvedimento è stato emesso, non capisco perché Salvini lo giudichi una persecuzione: qualsiasi cittadino o imprenditore nelle medesime condizioni giudiziarie avrebbe subìto l’identico trattamento».

Tosi rileva anche «un’altra contraddizione» nel comportamento dei vertici leghisti. «Perché Salvini», afferma, «non si è costituito parte civile nei confronti di Belsito, coinvolgendo così, di fatto, la Lega nel procedimento?». E continua: «Dicono che il blocco dei conti Lega possa danneggiare il referendum del 22 ottobre, ma è falso perché è totalmente pagato dai cittadini. In Veneto», afferma il segretario di Fare!, «costerà 3 euro a ciascun cittadino: 14 milioni per la gestione e quasi due per la propaganda. Infine», sostiene l’ex segretario della Liga Veneta, «Salvini non dice il vero nemmeno quando sostiene che la Lega da anni vive di soli contributi versati da privati: il finanziamento pubblico ai partiti è cessato solo nel 2016 e i milioni congelati sono solo una parte dei soldi incassati dalla Lega dallo Stato centrale». E conclude: «Ora sì che la Lega potrebbe dimostrare di non voler vivere di finanziamento pubblico: rinunci a quei 48 milioni arrivati dalle tasse dei cittadini».

Fontana rispedisce al mittente le accuse. E dopo aver ricordato che «non c’è ancora una condanna definitiva», ribatte così: «L’eventuale illecito riguarda circa 400mila euro, non 49 milioni, cifra dedotta dalla quota di finanziamento pubblico di anni fa... Nei fatti sono stati sequestrati i fondi non solo delle segreterie federale ma anche delle sezioni, che non hanno mai beneficiato di finanziamenti pubblici». E assicura: «La cifra sequestrata è abnorme, frutto di calcoli sugli anni passati... In cassa, nella sede federale, abbiamo molto meno, circa 30mila euro e perfino il riscaldamento è stato razionalizzato. L’unico finanziamento, oltre all’aiuto di militanti e parlamentari, è quello che deriva dal due per mille versato volontariamente». Il blocco dei conti correnti, ribadisce l’europarlamentare, «di fatto blocca l’attività politica della Lega». E sottolinea: «La responsabilità penale è sempre personale, come fu con Lusi che fu condannato a risarcire la Margherita e qui la Lega è parte offesa. Perché Salvini non si è costituito parte civile? Per rispetto nei confronti di Bossi, che all’epoca era segretario federale e che forse venne usato da qualcuno per operazioni di cui non era al corrente, ma il processo farà il suo corso».

Quanto al referendum, conclude Fontana, «i soldi li avremmo usati per la propaganda, ma vorrà dire che torneremo al ciclostile... E dei costi non mi preoccuperei, è il prezzo della democrazia, anche le elezioni politiche costano». E.S.

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