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LA MAPPA DEL FENOMENO

«Le prostitute?
Arrivano a bordo
dei barconi»

Prostituzione, il fenomeno torna a preoccupare in città
Prostituzione, il fenomeno torna a preoccupare in città
Prostituzione, il fenomeno torna a preoccupare in città
Prostituzione, il fenomeno torna a preoccupare in città

Ci sono regole da rispettare nel mondo della prostituzione. Codici che valgono più di quelli scritti. E modi diversi di agire a seconda della nazione da cui provieni: l’omicidio di una prostituta a Boscomantico riapre un tema scottante. Come affrontare il racket delle prostitute?

Sono due le etnie più popolose di prostitute a Verona: quella nigeriana e quella romena. C’è qualche italiana, ma poche e lavorano soprattutto in casa. C’è qualche viado brasiliano e anche loro spesso lavorano in casa.

Questo mondo così variegato ce lo spiega Michela Trarivi, dell’unità di strada della comunità Papa Giovanni XXIII. «Ogni settimana io vado sulla strada e incontro le ragazze. Quelle più diffidenti sono proprio le romene. Nella maggior parte dei casi queste donne hanno un “fidanzato”, un uomo di cui magari loro sono innamorate che le sfrutta, che si fa dare i soldi del loro sfruttamento per giocare alle slot machine. Spesso loro non vogliono neppure darmi il numero di cellulare. Chiedo a queste ragazze di farmi una telefonata se hanno problemi, se vogliono una mano, ma raramente vengo contattata, hanno paura, non parlano».

Il fenomeno della prostituzione è tornato ad avere uno sviluppo preoccupante. Oltre che sulla Regionale 11, anche nella nostra zona industriale. «Quella zona è destinata alle prostitute nigeriane. Qualche giorno fa sono stata in zona industriale e ho contato una trentina di ragazze. Di quelle storiche ce n’erano soltanto tre o quattro, il resto erano tutte ragazze nuove», continua Trarivi, «c’è un ricambio molto forte. Alcune di loro mi hanno detto di essere arrivate con gli sbarchi. Queste ragazze vengono spesso vendute dalle loro stesse famiglie. Magari sono le figlie più grandi convinte che una volta arrivate qui avranno i soldi per aiutare la famiglia. In alcuni casi vengono imbarcate, viene detto loro di chiamare i numeri telefonici che vengono forniti ancora alla partenza dal loro Paese. Non appena arrivano ai centri di identificazione, le ragazze telefonano e poi da lì se ne vanno. Sono convinte che quelle persone siano amiche, in realtà sono i loro aguzzini che poi le rivenderanno facendo fare mille passaggi e una vita d’inferno». Conclude la donna: «Mi sono informata di quello che è successo a Boscomantico. Non conosciamo la vittima, ma noi spesso dicono nomi diversi da quelli veri. Ma non credo di averla mai vista».

MAPPATURA. In queste settimane gli agenti della polizia municipale hanno operato in zona Stadio tra via Albere e le Traverse della Spianà, nella zona di via Roveggia, in Zai, lungo via Pasteur, e sulla Strada Regionale 11. Le zone sono principalmente sempre le stesse.

QUARTIERE LUCI ROSSE. L’omicidio di Gessica, come si faceva chiamare Liorana Petronela Ujica ha riaperto il dibattito sulla possibilità di realizzare un quartiere a luci rosse in città, ma per il sindaco Tosi più di così non si può fare (vedi altro articolo).

«È necessario destinare alcune aree limitrofe al centro città, sorvegliate da telecamere 24 ore su 24, dove le prostitute possano avere un grado maggiore di sicurezza rispetto alle attuali aree isolate che risultano essere estremamente pericolose. Bisognerebbe, per ragioni igienico sanitarie, posizionare distributori di preservativi, salviette detergenti e cestini per i rifiuti», dice Giorgio Pasetto, consigliere della Lista Tosi, «per questo ho presentato una mozione che chiedo al consiglio comunale di votare. La Merlin, con la chiusura delle case chiuse ha relegato la prostituzione all’illegalità. Sarebbe già un risultato limitare gli atti di violenza nei confronti delle lucciole stesse», conclude Pasetto.

Alessandra Vaccari

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