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Legambiente anti-smog

«Le polveri sottili
sono il triplo
del consentito»

Con le mascherine antismog in città
Con le mascherine antismog in città
Con le mascherine antismog in città
Con le mascherine antismog in città

Verso la fine dell’anno è tempo di bilanci. Anche quelli, inquietanti, sullo smog in città. Il 2015 è andato male e finirà peggio. Il numero di giorni in cui si è sforato il limite di guardia della concentrazione di polveri sottili nell’aria è in netta crescita rispetto agli anni scorsi.

Basti pensare che la centralina dell’Arpav in località Cason, appena fuori San Massimo, ha contato finora 74 giorni in cui il livello di Pm10 ha oltrepassato la soglia di sicurezza imposta per legge dall’Europa: più del doppio dei giorni ammessi nell’arco di un anno, ovvero 35. Di un risultato così negativo non c’è traccia nell’archivio online dell’Arpav, dove si trovano pubblicati i bollettini dell’inquinamento dal 2010 a oggi. Il dato peggiore registrato al Cason è riferito al 2011, quando gli sforamenti erano stati 68; l’anno scorso 40. In questo contesto di emergenza, in cui anche ieri il «termometro» del Pm10 segnava 77 microgrammi di polveri per metro cubo d’aria in Borgo Milano (non si dovrebbe andare oltre 50) e al Cason addirittura 98, Legambiente lancia Mal’Aria: la campagna annuale di monitoraggio puntuale degli inquinanti. L’iniziativa è iniziata ieri, presentata nella sede dell’associazione in via Bertoni dalla neopresidente Chiara Martinelli, dal segretario Bartolomeo Dassisti e da Riccardo Trespidi di Medici per l’ambiente – Isde.

La novità di quest’edizione riguarda lo «sconfinamento» dell’iniziativa anche in provincia. I volontari di Legambiente hanno installato una propria centralina, 24 ore al giorno, per una settimana, non solo in città, precisamente in Borgo Milano per fare un confronto con i dati dell’Arpav, ma anche a San Giovanni Lupatoto e a Villafranca, dove non sono presenti strumenti di rilevamento dell’Agenzia regionale per l’ambiente. I risultati verranno divulgati in gennaio.

«Non vogliamo parlare solo di Pm10, ma anche di Pm2.5, spesso lasciato erroneamente in secondo piano. Essendo un particolato ancora più sottile del primo, infatti, è molto più pericoloso, perché in grado di penetrare in profondità nel sistema respiratorio», spiega Chiara Martinelli.

Nel Veronese esiste un’unica centralina che monitora i livelli del Pm2.5: è, ancora una volta, quella del Cason. Per la salute collettiva, il limite quotidiano dovrebbe star sotto ai 25 microgrammi per metro cubo d’aria (anche se l’Oms vorrebbe abbassare ulteriormente il tetto a 10). Invece, negli ultimi giorni il Pm2.5 veleggia tra quota 60 e 80.

«In Sardegna il Pm 2.5 si attesta su un valore di otto-nove microgrammi per metro cubo. Si tratta di un contesto diverso dal nostro, ma ci fa comprendere quanto Verona sia drammaticamente fuori da ogni limite», osserva Dassisti.

Un altro dato significativo lo fornisce Trespidi: «La ricaduta sanitaria dell’inquinamento “vale” oltre due punti del Pil. Sono le amministrazioni comunali e regionali a doversi muovere per prime per tutelare la salute dei cittadini: con interventi meno timidi sulle Zone a traffico limitato, predisponendo un sistema efficiente di autobus e treni, aumentando piste ciclabili e parcheggi scambiatori, e varando un Piano della qualità dell’aria».L.Co.

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