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«Le hanno detto che italiani si nasce, non si diventa»

Il post su Facebook con cui la ragazzina ha denunciato di essere stata rifiutata dal concorso
Il post su Facebook con cui la ragazzina ha denunciato di essere stata rifiutata dal concorso
Il post su Facebook con cui la ragazzina ha denunciato di essere stata rifiutata dal concorso
Il post su Facebook con cui la ragazzina ha denunciato di essere stata rifiutata dal concorso

I sogni di una ragazzina e il colore della sua pelle. Non ci dovrebbero essere connessioni, tra questi due elementi. E invece, nel 2017, a Verona, capita che non sia così. Capita che a una richiesta di informazioni per partecipare al concorso canoro «Canta Verona Music Festival», venga risposto a un’adolescente che gli stranieri non sono ammessi. E il fragile mondo di chi ha 15 anni, e le spalle ancora troppo strette per farsi carico di certe ingiustizie, improvvisamente crolla.

LE ORIGINI. Protagonista dell’episodio una ragazzina di origini ghanesi con cittadinanza italiana. Nata a Verona da genitori qui residenti da trent’anni e cresciuta sempre nella provincia scaligera, assieme ai suoi tre fratelli.

A spingerla a scrivere agli organizzatori del festival, la sua passione smisurata per il canto. Perché la ragazzina, i cui genitori sono reverendi della Chiesa protestante, fin da piccola si divertiva a cantare nel coro gospel. Ora è iscritta al terzo anno di liceo e non ha mai frequentato corsi di canto, ma ha «una voce soul, molto black», come la definisce il fratello, un ingegnere di 25 anni. È lui che ha deciso di intervenire, quando la sorella minore gli ha raccontato, delusa e affranta, cos’era successo.

LA STORIA. «Lunedì mattina ha scritto agli organizzatori del concorso semplicemente per chiedere informazioni, ma la prima risposta è stata subito che non si accettavano stranieri», racconta il giovane. «Lei ha fatto presente di avere la cittadinanza italiana, ma la replica è stata “Italiani si nasce, non si diventa e si nasce da genitori italiani“».

La ragazzina ha fatto uno screenshot, una foto della conversazione, e l’ha inviata al fratello, che si trovava in ferie in Sicilia e che ha subito scritto all’organizzatore per invitarlo a chiedere scusa alla sorella.

«A quel punto lui ha iniziato a dare una serie di risposte sconnesse, confuse: la conversazione è durata per tre ore e non si è scusato», racconta. «Poi mia sorella ha mandato lo screenshot alla pagina Facebook Bigottofobia e in pochissimo tempo l’immagine è diventata virale: non ci aspettavamo un simile clamore, ci interessavano solamente le scuse».

Il ragazzo ci tiene a precisare che non vuole sia pubblicato il nome dell’organizzatore di «Canta Verona Music Festival». «Vogliamo condannare il suo gesto, non lui: so cosa vuol dire lavorare e mi dispiace per questa gogna mediatica che l’ha travolto».

LA DENUNCIA. La famiglia, in un primo momento, aveva intenzione anche di passare alle vie legali. «Pensavamo di sporgere denuncia come obbligo morale nei confronti di tutte quelle famiglie che sono in Italia da meno tempo e che non hanno le spalle larghe per difendersi», racconta il fratello. «Ora, dopo tutto il clamore mediatico di questi giorni, non vogliamo accanirci su di lui ulteriormente, quindi stiamo ancora valutando. Ripeto, non siamo alla ricerca di soldi: lui ci ha chiesto di far esibire mia sorella con retribuzione, ma a noi non interessa: lei aveva chiesto a me i soldi per partecipare, perché dice che il suo sogno è diventare una cantante. Quello che ci premeva era avere le sue scuse».

Scuse che, quando la notizia si è diffusa sui social network e sulla stampa nazionale, alla fine sono arrivate. «Ma erano parole di circostanza, ed è stato molto triste», prosegue il ragazzo. «Mia sorella era molto scoraggiata, non tanto per il suo talento, ma umanamente, perché sentire frasi del genere nel 2017 non è piacevole».

IL CLIMA. La famiglia della giovane liceale del fratello ingegnere vive in Italia da oltre trent’anni e ha frequentato varie zone della provincia tra la Valpolicella e l’hinterland veronese. Una famiglia ben integrata sul territorio, ma che ha impiegato tempo per riuscire a farlo.

«Episodi simili capitano e fanno sempre male: io fortunatamente ho la predisposizione a essere forte, ma non per tutti è così», spiega il ragazzo. «Negli anni ho imparato a farmi volere bene, a scegliere le persone di cui circondarmi e ora mi sento accettato al 100 per cento. A Verona sono stato bene, ma questi episodi ci sono stati», prosegue il giovane. «A volte certe frasi sembrano quasi naturali ed è proprio per questo che ritengo importante manifestare dissenso: il problema è che possono portare a risvolti psicologici non indifferenti, soprattutto su chi è più fragile». Il fratello parla in generale, ma ovviamente ha un occhio di riguardo per la sorella piccola. «All’inizio l’aveva presa male, ma ora sta meglio», conclude il giovane ingegnere. «Ha ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà, che le hanno permesso di sfogarsi e di trovare sostegno. E per fortuna non si è abbattuta: ha detto di voler continuare a cantare, partecipando ad altri concorsi. La sua voce è molto bella, ma questo è il mio parere, un parere di parte...».

Manuela Trevisani

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