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La prima scossa avvertita anche in città

3.36, il tracciato della scossa
3.36, il tracciato della scossa
3.36, il tracciato della scossa
3.36, il tracciato della scossa

Alle 3.36 della scorsa notte, nell’Osservatorio sismico di San Zeno di Montagna, la linea piatta del rilevatore ha subito una brusca impennata. Il sensore, come impazzito, ha continuato a correre su e giù per un minuto buono, disegnando una montagna russa che è andata poi gradualmente ad appiattirsi nei successivi minuti.

Anche a Verona si è percepita l’onda lunga del terremoto notturno di magnitudo 6 che ha devastato il centro Italia, colpendo in particolare il Lazio, l’Umbria, le Marche, seppellendo sotto le macerie interi paesi, e causando la morte di decine di persone.

Nella nostra città gli echi sono stati molto lievi, eppure la scossa notturna è riuscita a destare i veronesi dal sonno più leggero e a preoccupare i residenti soprattutto ai piani alti dei palazzi. Qualcuno ha acceso la tv, qualcun altro ha sbirciato i social network, e l’origine dell’improvviso traballamento è stata, purtroppo, subito chiara, richiamando alla mente i recenti, tristi ricordi dell’Aquila e dell’Emilia.

«Il terremoto delle 3.36 nell’Appennino centrale, precisamente nella regione dei Monti Sibillini, ha provocato un’oscillazione grafica di quattro minuti sullo strumento della stazione del Monte Baldo», spiega il sismologo veronese Giangaetano Malesani, che gestisce il punto di rilevamento. «Le repliche non si contano, è iniziato l’autunno sismico».

Dopo la prima scossa, interpretando i tracciati, Malesani ha ravvisato che «lo sciame proseguirà probabilmente per tutto il giorno». E così è stato, con la replica più forte, quanto imprevedibile nella sua potenza, nel primo pomeriggio di ieri, con magnitudo 5, appena un grado al di sotto del primo devastante episodio. Attorno alle 14, infatti, la linea già nervosa del sismografo veronese è tornata a disegnare con ampi tratti i denti aguzzi del nuovo terremoto per un altro paio di interminabili minuti. Poi ancora la calma. Come sempre spiegano gli esperti, non esiste alcun modo per prevedere le nuove scosse nè la loro intensità. L.CO.

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