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La moto del futuro avrà un’intelligenza spaziale

A Motor Bike, binomio Harley Davidson e gomme Metzeler FOTO MARCHIORICory Ness, figlio del leggendario modificatore Harley, Arlen NessUna particolare Harley-Davidson con tre ruote: 700 ore di lavoroNel padiglione 2 l’inedito propulsore V8: oltre 430 chilometri orari Dalla Corea «Big Site», la moto di madreperla al Motor BikeRocco Siffredi dà lo start ai cinquantini con dj Ringo, Ghione e Di Pillo
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Danilo Castellarin Bisogna metterci la testa e non rimettercela. Lo slogan dell’Associazione motociclisti incolumi centra subito il bersaglio: in moto ci vuole testa. Così a Motor Bike Expo, che oggi in fiera vivrà la giornata conclusiva con show, esibizioni, gare in pista, presentazione di molte novità, non è mancata l’educazione all’uso consapevole delle due ruote. Perchè la moto non basta comperarla. Bisogna imparare a guidarla col cervello. È quello che Marco Comelli, referente dell’associazione, spiega ai ragazzi accorsi in sala Rossini: «Se cadete, l’asfalto vi entra nella pelle e occorre lo spazzolino di ferro per tirarlo via». Un po’ terrorista, ma efficace. Anche perché può succedere di peggio. Non camminare più, ad esempio. O rimediare una lesione permanente. La prevenzione parte da questa consapevolezza. Prima regola: preparare il pilota e metterlo su strada solo quando ha davvero imparato a guidare. Seconda raccomandazione: conoscere la moto, farla diventare un’appendice del proprio corpo, intuirne le reazioni quando la guidiamo. Infine grande attenzione all’ambiente perché a causare i danni maggiori quando il biker cade sono gli ostacoli fissi, alberi, pali della luce e guard-rail. L’Associazione motociclisti incolumi si batte da anni per sensibilizzare su questi temi. Anche le case fanno la loro parte. E a Motor Bike Expo mostrano con orgoglio i risultati ottenuti. La Honda, forte della sua esperienza nel settore auto, ha installato sull’ammiraglia di casa un grande airbag studiato appositamente per le dinamiche motociclistiche. Amedeo Di Campi, tecnico Honda, spiega: «Oltre all’airbag c’è anche l’abs e il sistema di frenata coordinata che agisce collegando il freno sulla ruota posteriore con quella anteriore, rendendo così la moto più equilibrata grazie anche alla sospensione elettronica che si adatta alle diverse caratteristiche delle strade». Paolo De Girolamo della Triumph illustra i vantaggi del sensore di misurazione inerziale. Parola difficile, che assicura però grandi vantaggi sul fronte della guida sicura. Cerchiamo di capirne di più paragonando la moto al corpo umano. Se il «cuore» di ogni sistema elettronico è composto dalla piattaforma inerziale e dalla centralina, gli «occhi» sono invece i sensori, ormai piazzati ovunque sulla moto, i «nervi» sono invece i cavi che portano i segnali rilevati dai sensori alla centralina. E a cosa serve tutto questo? I sensori rilevano qualsiasi cosa accada sulla moto, dalla velocità di rotazione delle ruote (per abs e controllo di trazione) alle temperature di aria e liquido di raffreddamento per finire alle escursioni delle sospensioni, quando sono presenti quelle elettroniche. I dati vengono inviati alla centralina che li elabora in pochi millesimi di secondo e decide di conseguenza intervenendo sull’erogazione della potenza, indipendentemente da quanto fa il pilota. In altre parole, la moto decide cosa fare sostituendosi al centauro. Ovviamente più sensori ci sono, più la centralina dispone di informazioni essenziali per trasformare le indicazioni dei sensori in comandi precisi. La piattaforma inerziale, derivata dall’aeronautica, misura la posizione della moto nello spazio e le accelerazioni/decelerazioni a cui è sottoposta. Per farlo, utilizza uno o più giroscopi (un giroscopio è un sistema in rotazione a regime elevatissimo) e altrettanti accelerometri. Ma cosa significa misurare la posizione della moto nello spazio? Rilevare ogni frazione di secondo le inclinazioni rispetto al suolo (pieghe, ma anche eventuali impennate) e anche l’entità delle accelerazioni o frenate e comunicare tutti questi dati alla centralina che, unendoli a quelli ricevuti dai sensori, elabora quella che si chiama «strategia» per l’erogazione del motore. Conoscere la posizione della moto è fondamentale quindi per avere controlli più raffinati rispetto al passato, ad esempio il controllo di trazione e abs che così possono funzionare anche in relazione dell’angolo di piega, e ultimamente anche delle sospensioni attive. In pratica il motore offrirà meno coppia e potenza se la moto è molto inclinata aumentandole man mano che l’angolo di piega diminuisce. Quasi una magia per chi era abituato a fare tutto da solo, magari credendo di essere un buon pilota. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Danilo Castellarin

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