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La madre: «Suo fratello ha detto: è giù che gioca»

Maria Teresa Scandola mentre racconta l’accaduto
Maria Teresa Scandola mentre racconta l’accaduto
Maria Teresa Scandola mentre racconta l’accaduto
Maria Teresa Scandola mentre racconta l’accaduto

L’ultima fatica, quella di spiegare cosa è successo nel giorno di Ferragosto. Poi la porta di casa Appoh si è chiusa e Maria Teresa Scandola si è chiusa nel silenzio, l’unica cosa che in questo momento forse potrà in minima parte lenire il dolore.

«Pensavo che Richard fosse insieme al fratello gemello», dice, «ma quando mi ha risposto che era in cortile, ”è fuori che gioca” mi ha detto, sono scesa».

Un giorno di festa, lei 40 anni, mamma di tre bambini (due gemelli di quattro anni e mezzo) e uno più piccolo, era a casa. Stava accudendo il piccolo, il gemello di Richard era in casa ed era convinta che ci fosse anche il fratello, ma non era così.

Dopo le 16 quando si è resa conto che con lei nell’abitazione c’erano solo due dei tre figli ha chiesto, lo ha chiamato senza ricevere risposta.

«Sono scesa e ho visto la finestra aperta, l’ho cercato nel giardino, ma niente», ripercorre quei minuti drammatici.«Allora ho proseguito a cercarlo, passando vicino alla macchina e lì l’ho visto, sdraiato dentro nel bagagliaio, aveva già iniziato ad avere delle convulsioni...».

Il cortile non è grande, in parte pavimentato in cemento ma esposto al sole. E per circa mezz’ora il bimbo è rimasto dentro l’auto bollente, con i finestrini tutti chiusi, fatale per Richard.

La mamma si fa forza per raccontare, per spiegare. Difficile per lei che non è escluso che nei prossimi giorni sarà sentita dal pm. Ha spiegato di non aver visto le chiavi della Opel Zafira parcheggiata nel cortile: le aveva prese Richard per gioco, per fare uno scherzo, per nascondersi. L’ha visto sdraiato e in condizioni critiche, ha chiamato il 118, ha rotto il finestrino anteriore col martello e con la forza della disperazione lo ha tirato fuori dalla macchina.

«Ho chiamato i soccorsi, sono arrivati subito», e mentre lo estraeva da quella «fornace» era al telefono con l’operatore del 118 che le stava spiegando cosa fare: «Ho portato fuori il bambino, mi avevano detto di girarlo su un fianco e di bagnarlo con dell’acqua; gli ho versato una secchiata di acqua fredda, poverino, ma ormai... Dopo due minuti sono giunti i medici del soccorso, gli hanno praticato la respirazione, l’hanno intubato e poi portato in ospedale. Sono stati bravissimi in Borgo Trento, ma purtroppo non ce l’ha fatta». Sarà l’autopsia a stabilire per quanto tempo Richard è rimasto chiuso in auto. Maria Teresa sostiene che «sarà rimasto dentro circa mezz’ora, ma faceva caldo e i finestrini erano chiusi, purtroppo non aveva modo di respirare o di uscire».

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