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IL PRIMO BILANCIO

Verona sott’acqua
Dopo la paura,
la conta dei danni

Pompieri al lavoro su e giù per la città
Pompieri al lavoro su e giù per la città
Pompieri al lavoro su e giù per la città
Pompieri al lavoro su e giù per la città

La mattina dopo il violento nubifragio, la città antica si è svegliata ancora sotto choc e con migliaia di litri d’acqua da sversare da negozi, case, cantine, garage, magazzini. Molte delle persone colpite, l’altra notte, il letto proprio non l’hanno toccato ma hanno continuato a lavorare nei locali allagati, spazzando via melma e fanghiglia con scopettoni, stracci, secchi e con l’ausilio di molte autopompe arrivate in piena notte.

L’episodio più grave è stato probabilmente quello che si è verificato poco dopo le 22.30 in una saletta interna del ristorante Banco Prosciutteria, tra via Sottoriva e via Trota, dove a causa della pressione dell’acqua è crollato un muro. «Abbiamo sentito un boato e subito dopo è iniziata a salire l’acqua. Fortunatamente nei tavoli di questa stanza non era seduto nessuno ma la sala attigua era stipata di gente. C’è stato un fuggi fuggi generale», dice Stefano Ghelli, titolare del locale.

Quasi tutti gli esercizi della via, così come le abitazioni e le cantine, hanno riportato danni. A TigellaBella, l’acqua è entrata dalla strada riempiendo la sala. «Un disastro, abbiamo ovviamente fatto uscire tutti senza pagare. E il magazzino è completamente distrutto, senza contare il fatto che per due giorni almeno non potremo riaprire», commenta la signora Elsa, titolare dell’attività ancora senza elettricità dove ieri mattina è entrata in forze una squadra della Protezione civile.

In corso Porta Borsari luci spente, attività sospese ma porte aperte, scatoloni inzuppati e merce deteriorata davanti agli ingressi insieme a secchi, scopettoni. E ancora, mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile. Almeno una decina di negozi del corso, da Nespresso all’erboristeria Naturacèa, da Etro allo Scrittoio e Clarks, dalla pizza al taglio Boscaini a Thun e alla tabaccheria, non ha potuto aprire i battenti.Panico anche in Arena, dove da poco più di un’ora era in scena la prima di Turandot. «Si avvertivano lampi in lontananza ma poi il temporale si è mostrato all’improvviso in tutta la sua violenza. Subito è sembrata quasi un’esplosione e siamo rimasti impietriti dalla paura: di questi tempi gli animi non sono certo rilassati», spiega Anna Molesini, una spettatrice. «Ero vicina a una via di fuga e sono uscita in fretta. Casa però l’ho raggiunta un’ora e più dopo e ho trovato l’androne allagato: l’acqua sfiorava il quadro elettrico, non sono riuscita a dormire dalla paura presa», aggiunge la donna, residente in via Santo Stefano.

La zona di Veronetta è stata tra le più colpite. Negozi allagati, merce non più utilizzabile e addirittura danni strutturali causati dalla violenza dell’acqua. A Santa Maria in Organo tutta la navata centrale era ricoperta d’acqua; la sacrestia, il pavimento e fino a svariati centimetri anche i muri erano ricoperti di una melma scura. Porte chiuse e acqua all’interno anche in sala Marani, nel complesso dell’ospedale Maggiore.

E dopo la paura, monta la protesta. Se la maggior parte dei residenti e dei commercianti colpiti concordano sull’eccezionalità dell’evento, il loro dito è comunque puntato su una mancanza di manutenzione di fogne e caditoie nonché sulle carenze strutturali delle condotte dell’acqua. «Ci sono zone, come corso Porta Borsari, Veronetta e via Sottoriva che puntualmente finiscono sotto acqua anche per temporali di media intensità: in tre anni di attività questa è la quarta volta», denunciano alla Thun, ripetendo frasi e denunce che ieri erano sulla bocca di tutti.

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