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La città pazza di gioia
Tutti nella fontana in Bra

Per scaramanzia l’aveva indossata al rovescio, coprendo le scritte fino al fischio finale. Ma dopo 94 minuti «di sofferenza» in piedi in cima alla scalinata della Gran Guardia in mezzo ai «butei», il sindaco Flavio Tosi ha raddrizzato la maglietta con un messaggio inequivocabile: «La ghemo serca’, la ghemo cata’: A». E via di corsa a tuffarsi nella fontana della Bra per l’immancabile bagno. «Quanti? Ho perso il conto, ma ne è sempre valsa la pena».

Insieme al primo cittadino e all’assessore allo Sport Alberto Bozza erano migliaia i veronesi che ieri sera sono accorsi sulla scalinata della Gran Guardia per l’appuntamento al cardiopalma di fine campionato. Una «curva» cittadina, in collegamento televisivo (e di cuore) con quella di quattromila veronesi scesi a Cesena per supportare l’Hellas direttamente al Manuzzi.

Ci sono i fedelissimi, quelli che durante il campionato non si sono persi una partita in casa. «Saremmo andati volentieri anche a Cesena», dicono in tanti, «ma col lavoro come si fa?». E così via tutti quanti, in gruppi organizzati, attrezzati con birre, fumogeni e bandiere, a occupare per primi, già dal primo pomeriggio, i gradini più centrali della Gran Guardia.

E poi tante, tantissime famiglie, dove i più scatenati sono i piccoli di casa, rigorosamente in gialloblù. Del «Pazzo» la maglia più gettonata. «Li abbiamo portati per far vivere loro quello che noi abbiamo provato nell’85 con lo scudetto», racconta un tifoso. C’è anche Giovanni, 7 anni, «pulcino» del Verona, con tanti compagni di squadra. «Non siamo voluti mancare», dice la mamma, «anche per vivere da vicino quest’atmosfera nuova, per noi: siamo originari di Vercelli, questo attaccamento della città alla squadra ci ha colpito subito».

A partire dal suo cuore, l’Arena, ricoperto con un «lenzuolone» gialloblù che ha fatto il pieno di «selfie» fino a notte fonda.

E chi non è abbarbicato sulla Gran Guardia, è seduto ai bar del Liston, tutti rigorosamente con maxischermo. «Con i ragazzi ci sentiamo più tranquilli qui», dice un papà con figlio e figlia al seguito. Perché tante, tantissime (e decisamente giovani), sono le nuove leve «in rosa» della tifoseria gialloblù.

«Sono intelligente e acculturata, giuro, ma stasera sono così felice che non mi tengo più», dice sfoderando un sorriso incontenibile Giulia. «Ho 25 anni e tifo gialloblù da 25 anni», sottolinea. «Anzi da 26», la corregge mamma Rosanna, «venivi con me allo stadio anche nel pancione».

Come lei Ilaria, 16 anni, maglia e bandiera gialloblù alla mano: «Visto come l’ho educata bene»?, interviene papà Andrea. O come Beatrice, 15 anni, che quanto a tifo ha superato persino papà Albino. «L’ho portata per la prima al Bentegodi che aveva 9 anni», racconta lui, sciarpa gialloblù al collo. Di lana, anche se fa caldo. «E’ quella delle grandi occasioni, non potevo non metterla». Ora lei segue la squadra con passione, «e un’attenzione particolare per Valoti, giovane e bello. Il che non guasta».

Intanto la Bra è tutta un coro: «Torniamo in serie A, la la la la». E uno sfottò ai rivali del Vicenza. Mentre i turisti (e i nuovi veronesi) immortalano cotanta goliardia attraverso tablet e cellulari e lo zoccolo duro dei tifosi, zuppi ma felici dopo il bagno liberatorio nella fontana, imbocca di corsa via Mazzini, in direzione piazza Erbe. Gli altri corrono agli scooter e ai motorini, e via di caroselli su e giù per corso Porta Nuova fino al rientro dei «gladiatori» da Cesena.

La tensione è stata altissima. Dice il sindaco uscendo fradicio dalla fontana: «È una soddisfazione enorme. Ma ci siamo mangiati il fegato anche stasera, una sofferenza come è stato per buona parte del campionato. Ma adesso», conclude, «festeggiamo».

Tifoso sfegatato dell’Hellas anche Federico Sboarina, candidato sindaco per il centrodestra che ha voluto seguire la squadra di Pecchia a Cesena: «Ho preso una pausa dalla campagna elettorale perché questa partita non me la sarei persa per nulla al mondo», dice sulla via del ritorno dopo aver salutato dalla curva dello stadio i giocatori al termine della gara. «Abbiamo sofferto, alla fine abbiamo anche rischiato ma va bene così. Era importante che l’Hellas tornasse subito in serie A, è la posizione giusta per nostra città. Ora vado in piazza Bra per continuare la festa».

Anche l’europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana vuol far sentire la sua vicinanza ai gialloblù: «L’Hellas torna sui palcoscenici che le spettano. Congratulazioni alla società per la promozione, che corona una stagione lunga e a tratti tesa, in cui l’Hellas ha dimostrato la sua costanza e la sua forza, rimanendo per tutto il campionato nelle posizioni di vertice. Oggi è il giorno della festa, ma da domani bisognerà pensare alla prossima stagione, che dovrà essere all'altezza di sfide importanti».

Perché lo ammettono anche gli stessi tifosi, al termine di una partita fin troppo controllata ed equilibrata, seppur combattuta e sofferta fino all’ultimo («il classico biscottone all’italiana», dicono), come sempre le partite in cui la posta in gioco è così alta: «Se l’Hellas meritava la A? Mhh, diciamo che in molte partite ha dimostrato di essere squadra di valore», dicono in molti, «in altre non è stato così». Ma in 42 partite ci può stare». E poi l’importante, in fondo, era fare il punto che è arrivato.

«Quel che è certo, dicono in coro i più sfegatati, «è che di certo lo meritavamo noi: stasera i più belli siamo stati noi, la curva a Cesena e questa piazza. A vincere in tutti i sensi, oggi, è stato il popolo dei gialloblù».

Elisa Pasetto

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