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La cara vecchia scuoletta
resterà sempre la “mamma”

KRASAR (ARMENIA)

Eccola qui, la Scuola Verona in cartongesso, costruita grazie alla sottoscrizione del giornale L’Arena e inaugurata il 7 dicembre 1989, esattamente un anno dopo il terremoto del 1988. Bella come lo era trent’anni fa, appena costruita.

Accarezzo una parete, ma la mano non corre più via liscia sulla pittura bianca: il gesto si interrompe, bloccato da una crepa. I piedi scivolano sull’ormai improbabile linoleum marroncino, ma inciampano nei sassolini che emergono dall’impasto di sabbia e cemento. Ma è sempre bella, la Scuola Verona, anche se i suoi vetri sono graffiati, opachi e i muri hanno inumidito i tanti fogli appesi nel corridoio e nelle aule.

A vederla così, disordinata con tutte quelle sedie buttate qua e là e i banchi accatastati in un angolo, sembra ormai finita.

Mi dicono che dimostra i mali accumulati negli anni trascorsi al gelo, ma per me è sempre uno splendore: che fascino quelle rughe, quei capelli ingrigiti. È lei la “mamma” che ha insegnato a leggere e a scrivere a tanti ragazzi armeni, circa duemila in quasi trent’anni, che li ha coccolati, presi per mano offrendoli alla vita, protetti durante i freddissimi inverni anche se con il passare del tempo erano sempre più evidenti i buchi nel suo mantello.

Lei, la Scuola Verona, costruita grazie alla generosità dei veronesi che risposero all’appello de L’Arena, è sempre lì, pronta ad affrontare un’altra vita per i suoi nipoti che studieranno nella nuova, vicina scuola in muratura. E continuerà ad amarli sino allo stremo delle sue forze che, ne siamo certi, non l’abbandoneranno mai. È troppo bella per morire e la sua voce continuerà a raccontare al mondo una storia di impegno e sacrificio, di rispetto e affettuosità tra la nostra città, Verona, e un piccolo paese, Krasar, grandi nell’amore.

È una bellezza che non ha tempo né confini e che chiede solo di essere imitata.

Bruno Panziera

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