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«La canna? È facile, si trova ovunque»

Si pronuncia la parola “canna” e loro abbassano lo sguardo, fanno un sorriso timido, cercano supporto l’uno con l’altro. Gli studenti delle scuole superiori, ragazzi e ragazze, non parlano volentieri di droghe leggere ed esperienze al limite del lecito, o almeno non con estranei.

Ma se poi si riesce a entrare in confidenza, iniziano a fidarsi un po’ e aprono le porte su un mondo a molti sconosciuto.

Un viaggio nel mondo dei giovanissimi di oggi, che trae spunto dal recente sondaggio del Punto Ascolto Disagio Scolastico, compilato l’anno scorso da 980 studenti delle scuole superiori e pubblicato ieri su L’Arena, da cui è emerso che uno studente su tre ha provato almeno una volta a fumare uno spinello.

Molti ogni tanto continuano a farlo, qualcuno frequentemente. Il dato, secondo i diretti interessati, è verosimile, anzi in alcune scuole rischia di essere persino più alto.

«Noi siamo in 27 in classe e credo che solo tre-quattro non si siano mai fatti una canna», racconta uno studente dell’istituto tecnico geometri Cangrande. La percentuale, forse, è leggermente più bassa in altre scuole, ma le modalità, i tempi, l’approccio sono gli stessi.

L’età in cui normalmente ci si avvicina alle droghe leggere, hashish, marijuana e cannabis, è 14 anni, al passaggio tra le scuole medie e le superiori. «È il momento in cui vuoi fare un po’ il figo con gli amici e così ti lasci trascinare», raccontano due ragazzi, in attesa del corso pomeridiano al liceo Messedaglia. «Qualcuno magari prova anche prima, intorno ai dodici anni, ma è raro. Dipende molto dalle compagnie».

La “prima volta” è sempre con amici. Una serata di festa, un luogo appartato, qualcuno che ha “la roba” e la vuole condividere. Sono in pochi a tirarsi indietro. «Io ho provato una volta, perché ero curioso», rivela un ragazzino dell’istituto Ferraris. «È un’esperienza che si fa nella vita: è normale. Basta avere consapevolezza di ciò che si sta facendo».

Secondo un suo compagno di scuola, però, è facile lasciarsi prendere la mano. «Molti cominciano un po’ per noia, un po’ per provare qualcosa di diverso, oppure per riuscire a inserirsi in un gruppo», racconta. «Ho notato, però, che sono soprattutto i ragazzi più fragili a continuare, come quelli che hanno problemi in famiglia».

Rifornirsi di droghe leggere, come spiegano i ragazzini, è facile. «C’è pieno. Ovunque vai, ne puoi trovare», racconta uno studente sempre del Messedaglia. «Basta chiedere all’amico che fuma, che ti sa indicare qualcuno da cui procurarsele: è semplice».

La conferma arriva da uno studente del Ferraris: «Funziona sempre con il passaparola: è meglio evitare il telefono, perché potrebbe essere pericoloso. E mai a scuola, altrimenti ti beccano».

Qualcuno è stato pizzicato dai genitori. «Sono tornato a casa un po’ rintronato e mia mamma se n’è accorta. Non si è arrabbiata molto, ma mi ha avvertito dei rischi e mi ha chiesto di stare attento», spiega uno studente di 16 anni.

Un suo compagno l’ha confidato al padre: «Arrabbiarsi? Credo che anche lui da giovane si sia fatto qualche canna. Ma a casa ha persino il narghilè». Ma la maggior parte degli adolescenti, com’è tipico di quell’età, agisce all’insaputa dei genitori. «Se lo sapessero, mi riempirebbero di botte», rivela uno. «Hanno intuito che fumo sigarette, perché ogni tanto sentono l’odore addosso ai vestiti, ma non sanno che sono dipendente. Quando si parla di canne, ogni tanto mi fanno qualche domanda trabocchetto, ma io dico sempre di no».

Manuela Trevisani

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