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LA «SALUTE» DELLE TELE

L’università: «Pronti
a prenderci cura
dei capolavori»

Il Tintoretto ritrovato
Il Tintoretto ritrovato
Il Tintoretto ritrovato
Il Tintoretto ritrovato

Il sollievo per il recupero delle opere rubate dal Museo di Castelvecchio sarebbe pieno se non fosse minato da un terribile dubbio: i capolavori sono rimasti danneggiati?

Abbiamo visto le immagini impressionanti del ritrovamento divulgate dalle forze dell’ordine ucraine. I 17 preziosi dipinti, sette su tavola e dieci su tela, datati dal quindicesimo al diciottesimo secolo, erano stati chiusi in sacchi neri di plastica e nascosti alla bell’e meglio per terra, sotto frasche ed erba alta nell’isoletta di Turunciuk, sul fiume Dnestr, al confine fra Ucraina e Moldavia. Un luogo molto umido, non certo adatto alla conservazione di antiche quanto delicate opere d’arte.

Sempre stando alle immagini finora mostrate - perlomeno dal poco che da esse si riesce a vedere - sembra che i dipinti «stiano bene». Ma un controllo accurato, da vicino, potrebbe confutare questa prima impressione.

Perciò il Centro Laniac dell’Università (Laboratorio di analisi non invasive su opere d’arte antica, moderna e contemporanea), che ha già assistito con la sua attività 15 mostre di livello internazionale, si offre fin d’ora per sottoporre gratuitamente i dipinti, quando saranno tornati a Verona, a un esame accurato per valutarne le condizioni di «salute».

Lo annuncia la storica dell’arte Loredana Olivato, già docente al Dipartimento di Beni Culturali.

«Appena al Dipartimento abbiamo saputo del recupero di tutte e 17 le opere, siamo andati al bar a brindare», confida Olivato. «La felicità è grande, ma c’è anche molta preoccupazione per le condizioni delle opere. Viene la pelle d’oca nel pensare a quanto tempo possano essere rimaste nascoste in quel luogo. È da molto che mancano da Verona».

«Nella sfortuna», continua Olivato, «abbiamo avuto almeno la piccola fortuna che i mesi passati via dal Museo sono stati quelli invernali, con temperature basse. Fosse stata estate, l’umidità sarebbe stata peggiore. E le tavole, ancor di più delle tele, sono sensibilissime alle variazioni di umidità e temperatura. I preziosi Pisanello, Tintoretto, Bellini... Il legno si “muove“; detta semplicemente: si può imbarcare. Di conseguenza, il colore rischia di creparsi e di staccarsi».

Il Centro Laniac si propone per accertare proprio l’eventualità di questi rischi: «Nel laboratorio dell’Università abbiamo macchinari, acquistati con il contributo della Fondazione Cariverona, con cui riusciamo a vedere se ci sono stati traumi, se c’è il pericolo di caduta del colore, oltre che se l’opera in passato ha subito ridipinture e se c’è un disegno soggiacente», spiega ancora Olivato. «Mi spingo a dire che, sulle condizioni delle opere, sono piuttosto ottimista. Ma non si può affermare nulla di certo prima di averle viste».

«Ormai non avevo più molte speranze per il ritrovamento. Ci è andata bene», conclude. «Mi auguro, però, che d’ora in poi il Comune si rivolgerà a strutture serie per la sorveglianza».

Ricordiamo quali sono le 17 opere rubate il 19 novembre scorso e ritrovate pochi giorni fa, dopo l’arresto dei responsabili. Cinque sono i dipinti firmati da Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (1519- 1594): la Madonna allattante; il Trasporto dell’arca dell'alleanza; il Banchetto di Baltassar; Sansone; e il Giudizio di Salomone. Due quelli di Giovanni Francesco Caroto (1480-1555): il famoso Ritratto di giovane con disegno infantile e il Ritratto di giovane benedettino.

Tra i pezzi più preziosi, inoltre, ci sono la Madonna della quaglia di Antonio di Puccio Pisano, detto il Pisanello (1390- 1455), la Sacra famiglia con una santa di Andrea Mantegna (1431-1506) e il San Girolamo penitente di Jacopo Bellini (1396-1470).

Le altre opere rubate sono: la Dama delle licnidi di Peter Paul Rubens, il Ritratto maschile della cerchia di Jacopo Tintoretto; il Ritratto di ammiraglio veneziano della bottega di Domenico Robusti, figlio del Tintoretto; il San Girolamo penitente di Jacopo Bellini; Porto di mare di Hans de Jode; e il Ritratto di Girolamo Pompei di Giovanni Benini.

Lorenza Costantino

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