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«L’Isis è come i barbari
Nel mirino c’è il dialogo»

Il vescovo Giuseppe ZentiLa chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, dove sono entrati in azione i terroristi
Il vescovo Giuseppe ZentiLa chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, dove sono entrati in azione i terroristi
Il vescovo Giuseppe ZentiLa chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, dove sono entrati in azione i terroristi
Il vescovo Giuseppe ZentiLa chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, dove sono entrati in azione i terroristi

«Queste cose non succedevano dai tempi dei barbari. Anzi, questi sono peggio dei barbari». Il vescovo Giuseppe Zenti non nasconde l’orrore per quanto accaduto a Rouen, dove un prete è stato sgozzato in chiesa da due terroristi: la notizia rimbalza dalla Francia a Cracovia, dove alla Giornata mondiale della Gioventù ci sono migliaia di veronesi, con i quali monsignor Zenti è in continuo contatto (anche se forse non andrà in Polonia). Ma alla preoccupazione del mondo cattolico si unisce anche quella di comunità ebraica e musulmana. Mentre anche a Verona continuano i pattugliamenti delle forze dell’ordine davanti alla chiese, alla sinagoga e alla moschea.

CRISTIANI. «Siamo molto dispiaciuti e preoccupati», commenta il parroco del Tempio Votivo don Carlo Vinco, mentre il vescovo Zenti rimarca: «Sono cose allucinanti. Ormai è impossibile anche solo immaginare da dove può spuntare chi vuole ucciderti. Anzi, trucidarti. Questi terroristi sono follemente fondamentalisti, incapaci di confrontarsi con gli altri». Zenti continua: «Tutti noi condanniamo quello che è successo. Bisogna però fare una riflessione sulla Francia: forse hanno pensato che la loro visione laicista fosse condivisa da tutto il mondo. Ma non hanno fatto i conti con il fondamentalismo, che a volte viene scatenato anche da certa satira. Penso che ci voglia più rispetto verso tutte le religioni». Secondo il vescovo il rischio che fatti analoghi accadano anche qui è minore, «perché da noi c’è accoglienza verso il prossimo e rispetto per la religione».

EBREI. Bruno Carmi, presidente della comunità ebraica di Verona e Vicenza, ha scritto a don Luca Merlo, responsabile dell’ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della Diocesi, per esprimere «vicinanza e solidarietà». «Non trovo sufficienti parole di sdegno per condannare l’atto terroristico compiuto», scrive, «un atto malvagio effettuato con una tale ferocia e disprezzo della vita umana che non trova paragoni se non forse nell’istinto di animali selvatici affamati. Questa ricerca violenta di morte e terrore che dilaga ogni giorno di più, non solo colpisce persone inermi di ogni credo, ma si esprime con azioni xenofobe e razziste che ricordano tristemente un periodo della storia non troppo lontano, dove il potere ed il terrore erano appannaggio di ideologie che ogni persona sana di mente deve sempre condannare con decisione e forza. Oggi il terrore», continua, «ha trovato anche nuovi adepti e, come ogni erba velenosa, non solo non riusciamo a debellarla ma la vediamo attecchire, crescere e trovare consenso. Non dobbiamo cadere in questa trappola. Dobbiamo difendere i valori e le conquiste della nostra civiltà, salvaguardare i diritti umani, quelli dell’infanzia e delle donne, difendere la libertà religiosa e di pensiero e continuare a vivere con normalità pur sapendo che intorno a noi ci sono nemici che ci odiano e ci disprezzano».

E MUSULMANI. «I terroristi vogliono imporci lo scontro di civiltà, sono contrari ad ogni possibile incontro», commenta il presidente del Consiglio islamico di Verona Mohamed Guerfi, «in fondo sono l’altra faccia della stessa medaglia di quei potenti ai quali interessa solamente alimentare i conflitti e vendere più armi». Anche Guerfi condanna l’uccisione del prete di Saint Etienne du Rouvray: «Questi sono soltanto criminali, assassini, senza colore e religione. E alla fine chi ci va di mezzo è sempre la povera gente, quella che non ha voce. A livello numerico, va ricordato, le prime vittime dell’Isis sono i musulmani». Per il portavoce c’è un disegno preciso e non è un caso che sia stato colpito, per la prima volta, un luogo di culto: «C’è il tentativo di mettere in crisi il dialogo interreligioso», commenta, «in un momento nel quale c’è un papa come Francesco, al quale io stesso ho consegnato una lettera, ringraziandolo per il suo coraggio nell’essere così controcorrente, tendendo sempre una mano alle altre fedi». RI.VER.

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