<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

L’irriducibile sindacalista che ama Camilleri

Michele Bertucco legge il quotidiano al tavolo del ristoranteSempre in bicicletta:  Bertucco ha venduto l’auto FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Michele Bertucco legge il quotidiano al tavolo del ristoranteSempre in bicicletta: Bertucco ha venduto l’auto FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Michele Bertucco legge il quotidiano al tavolo del ristoranteSempre in bicicletta:  Bertucco ha venduto l’auto FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Michele Bertucco legge il quotidiano al tavolo del ristoranteSempre in bicicletta: Bertucco ha venduto l’auto FOTOSERVIZIO MARCHIORI

Chi ha visto la sua vecchia scrivania nella sede di Unicredit di via Garibaldi non fa fatica a comprendere quanto debba essergli costato il «nuovo corso» istituito con il trasferimento degli uffici della banca per cui lavora ormai da oltre trent’anni agli ex Magazzini generali. L’ordine - lo ammette lui per primo - non è il suo forte e così «ora che abbiamo soltanto un armadietto per custodire il portatile e le nostre carte e il lavoro si svolge poi in un open space in cui ogni giorno ci si siede ad un tavolo differente, mi sento sempre un po’ precario, senza il mio vecchio caos che mi circondava».

Michele Bertucco, candidato sindaco di Verona in Comune e Sinistra in Comune, classe 1963, si racconta partendo da qui. Originario di Sona dove ha abitato a lungo con la famiglia (il padre era proprietario di un’azienda agricola; Michele, che ha un fratello gemello, Mario, è il minore di quattro fratelli), abita dal 2001 a San Zeno in un piccolo appartamento che ha acquistato e per il quale «sto ancora pagando il mutuo. Dalle mie finestre vedo lo splendido campanile, è un vicolo cieco tranquillissimo, questo angolo mi piace molto», racconta. Con lui qui abita Stefania, che nel 2003 è diventata sua moglie: si sono conosciuti sul lavoro, hanno convissuto per un po’ fino alle nozze. Confermate dalla fede che Bertucco porta sempre al dito.

«Non ho mai indossato anelli, ma la fede in effetti non la tolgo mai. Mi sembra giusto: che se uno è sposato ha la fede, forse oggi non è più così di moda, una volta era più scontato, ma resta un segno che testimonia un impegno».

In Unicredit il suo ruolo è consulente di filiale. «In realtà poi ho svolto soprattutto molti incarichi sindacali», spiega. «Non è una scelta: sono i colleghi che eleggono i loro rappresentati e a dire la verità a me questo lavoro è sempre piaciuto moltissimo. Sono stato anche segretario nazionale di Fisac Cgil, il sindacato dei bancari: mi sono dimesso per la candidatura a sindaco del 2012, ma di attività sindacale ne ho fatta davvero molta, con oltre 60mila dipendenti».

Diplomato all’istituto Lorgna in ragioneria, aveva iniziato a lavorare nell’azienda agricola di famiglia ma contemporaneamente cercava «altro» e presto ha vinto la selezione per quella che allora si chiamava Cassa di Risparmio. E ripete: «Se fosse per me, io lavorerei sempre, quello che faccio mi piace molto».

Così, se certo non lo si può definire pigro per questa sua intensa attività così come per il fatto che da sempre lo si vede girare in centro città in bicicletta (non ha la macchina), Bertucco confessa che invece, in termini sportivi, pigro lo è abbastanza.

«Non sono mai stato uno sportivo: e dire che invece mia moglie va a correre e fa movimento con regolarità. Voleva insegnarmi a nuotare, lei che ama molto il mare, mentre io non so praticamente stare a galla: risultati piuttosto scarsi. Comunque, se non altro, le vacanze adesso scelgo di farle al mare, che a lei piace tantissimo. Io non sono un grande viaggiatore. Sono, al contrario, un grandissimo lettore: ho da sempre la passione per la lettura. Ho sempre letto tantissimi romanzi, credo che Buzzati sia stato per me un faro. Oggi però leggo anche tanti saggi, soprattutto di carattere storico, diciamo dal Risorgimento in poi, il mio mito che resta Garibaldi. Senza farmi comunque mancare gli amati gialli: sono un fedelissimo di Manzini ben prima della serie televisiva del commissario Rocco Schiavone, e poi naturalmente non mi perdo un Camilleri. Ma sono anche un grande lettore di quotidiani: se fosse per me, non sarebbero certo in crisi, ne acquisto almeno cinque al giorno. Non sempre riesco a leggere tutto quello che vorrei: così una volta accadeva che in casa accatastavo pagine e pagine di cose che mi ripromettevo di leggere e anche lì dominava la confusione, Da quando c’è mia moglie mi sono ridimensionato: lei, al contrario di me, è molto ordinata, diciamo che insieme abbiamo trovato l’equilibrio».

Un equilibrio basato anche su una equa e pacifica divisione dei compiti; fa da mangiare chi arriva prima e ha più tempo, tanto per dire. «Non sono però un grande appassionato di cucina, tanto meno di vino: se bevo mezzo bicchiere è tanto. Me la cavo sull’essenziale, per cui una pasta, piuttosto semplice, magari al pomodoro, la so fare. Tra l’altro non mangio carne».

Una scelta etica? Ama gli animali? «In realtà mangio il pesce, per cui non sono così severo. Quanto agli animali, essendo cresciuto in campagna, ne ho sempre avuti. Ora non abbiamo tempo per prenderci un cane o un gatto, siamo troppo spesso fuori casa, ma mia moglie dice spesso che appena andrà in pensione li prenderemo».

Tra le esperienze che hanno segnato il percorso di Bertucco c’è quella in Legambiente, di cui è stato presidente per Verona dal 1999 al 2007, poi nel 2007 presidente di Legambiente Veneto. «Fin da ragazzo ho sempre sentito fortemente l’impegno verso gli altri, da ragazzo avevo fondato una cooperativa sociale. Quando sono diventato presidente di Legambiente erano scottanti alcuni problemi ambientalI, erano temi che mi appassionavano molto».

Camicia a righe azzurre e calzoni blu. Ci pare di avere sempre visto Bertucco con questo look con maniche risvoltate. «Ho messo la cravatta una sola volta nella vita, quando mi sono sposato: una cravatta grigia. Per il resto ho solo camicie a righe o quadretti di colori tenui. Non ho un maglione, in inverno uso giacconi pesanti ma i maglioni non li tollero. Mia moglie vorrebbe che cambiassi un po’ look, ci sta provando. No so se ce la farà».

Alessandra Galetto

Suggerimenti