In Fiera la condanna contro il «traditore» Flavio Tosi è senza appello. Vito Comencini, a nome dei Giovani Padani - «siamo quelli che la notte, invece di andare in discoteca, fanno le scritte sui muri» - invoca perfino la damnatio memoriae «contro la feccia opportunista che non merita nemmeno di essere nominata». Poi, evocate le storiche battaglie di Lepanto e Vienna contro i turchi, consegna al neosegretario «nazionale» Toni Da Re una maglietta con la scritta “La sata del leon che ferma l’invasion“. Se l’è legata al dito anche il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin. «Il 13 aprile 2013», ricorda al microfono, «venni espulso dal traditore di Verona, ma oggi io sono qui, mentre Tosi fa da stampella al Pd».
Lo slogan del congresso è «Scelgo il Veneto, scelgo la libertà». In un affondo sul sindaco scaligero si produce anche l’assessore regionale Roberto Marcato: «Il defunto segretario nazionale non voleva più nemmeno sentir parlare di indipendenza e non si facevano più battaglie di piazza, c’erano solo le sue comparsate in televisione». E se per Marcato l’ex esponente leghista è ormai «defunto», il «vecchio leone» Enzo Flego va oltre. «Quelli che sono usciti dalla Lega», esclama forse già pensando all’imminente inizio della quaresima, «polvere erano e polvere ritorneranno».
Ad ascoltare, impassibili, in platea ci sono l’europarlamentare Lorenzo Fontana, il senatore Paolo Tosato, l’assessore regionale Luca Coletto e tanti che con l’ex amico Flavio hanno condiviso le fortune politiche. «Chi cambia casacca si butta fuori da solo», commenta Bossi, i cui rapporti con Tosi, nel Carroccio, erano sempre stati difficili. «Cambiare significa escludersi, soprattutto in tempi in cui ci sono difficoltà ad andare ad elezioni e ci sono tempi morti infiniti».E.S.