<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

L’Amia ascolti la Raggi compri le pégore invece dei tosaerba

Un ottimo suggerimento per l’Amia viene da Roma - scrive la Olga - dove la sindaca Raggi ha chiesto alla sua assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari, di impiegare pecore e altri non specificati animali come tosaerba. L’intuizione l’ha folgorata quanto ha visto all’opera un lanuto gregge nel parco del quartiere della Caffarella. Guarda, mi sono detta appena ho letto la notizia, quanti schei e quanto tempo abbiamo finora buttato via quando la soluzione era negli ovili. E ho detto al mio Gino di riferirne al Nereo, detto el Nasa, che lavora all’Amia perché ne parli al presidente Miglioranzi. Mi sono permessa di aggiungere alle pégore, anche le vacche ma le cavre no perché dove brucano le cavre l’erba non cresce più, come mi ha detto el Vacamòra che le usa per sabotare i prati dei vicini. Non so cosa deciderà Miglioranzi ma penso che i pastori sarebbero ben contenti di portare le loro pégore a pascolare nei giardini della città e lungo le mura e nei lungadige dove è quasi sempre giungla. Il mio Gino va oltre e dice che per sfoltire le chiome degli alberi si potrebbero usare anche le giraffe. Mi sono chiesta chi potrebbe avere una giraffa in casa come animale d’affezione e mi è venuto in mente el conte Frignòcola che ha i soffitti alti. Se Miglioranzi me lo chiede gli do il numero di telefono. Il conte lo conosco perché io e il mio Gino siamo andati in gita alla sua villa col Club delle Cóe Mòle e ci era stata messa a disposizione una scala per farci i selfi a pagamento con la giraffa. Se sarà seguito l’esempio della sindaca Raggi, non solo le bollette dell’Amia saranno meno care, ma non sentiremo più nemmeno gli assordanti rumori dei tosaerba che mi sono più insopportabili dei concerti di Jovanotti. Sono sicura infatti che anche i privati, per i loro giardini, ricorreranno a pégore, vacche e magari anche ai cammelli il cui costo, comprensivo delle tasse di importazione dal Sahara, non credo sia superiore a quello di un moderno tosaerba. «Ma così - ha commentato la Elide - tornémo ai tempi de Matio Copo ch’el copàa i piòci col pico». Le ho risposto che non è civiltà quella che ti sbusa le réce coi tosaerba e che il rilancio della pastorizia è uno dei punti fondamentali del contratto di governo tra Di Maio e Salvini. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvino Gonzato

Suggerimenti