<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Io con un camion sulla folla?
Mai pensato di fare il jihadista»

di Alessandra Vaccari
Il post rilanciato da Matteo Salvini su Facebook: indagini in corsoHamza durante l’intervista, l’uomo è accusato di aver scritto un post terroristico
Il post rilanciato da Matteo Salvini su Facebook: indagini in corsoHamza durante l’intervista, l’uomo è accusato di aver scritto un post terroristico
Il post rilanciato da Matteo Salvini su Facebook: indagini in corsoHamza durante l’intervista, l’uomo è accusato di aver scritto un post terroristico
Il post rilanciato da Matteo Salvini su Facebook: indagini in corsoHamza durante l’intervista, l’uomo è accusato di aver scritto un post terroristico

«Macchè jihadista, non vado in moschea da almeno sei mesi. Lavoro ogni giorno fino alle tre o le quattro del mattino, non ho il tempo per andare a pregare. Non sono un integralista, non inneggio a stragi, si tratta di uno scherzo o di uno sbaglio, questo è certo visto che se fossi un pericoloso criminale sarei in galera e non qui a parlare con lei».

Hamza Benagdoul abita in un quartiere della città molto popolato, in un palazzo dove la maggior parte degli occupanti è straniero.

Nell’ingresso del palazzo c’è il passeggino giallo di una delle sue figlie. Ne ha tre, una grande, 11 anni e mezzo, che sta capendo quello che succede e da alcuni giorni non mangia e chiede ai genitori di spiegarle quello che sta accadendo.

«I carabinieri sono venuti a prendermi al lavoro», dice Hamza, che prima ci parla sul pianerottolo di casa e poi ci invita ad entrare nel suo appartamento.

C’è la moglie e ci sono i figli piccoli che giocano. La sua casa è ordinata, tappeti, comodi divani, in tv scorre quella che potrebbe essere una sorta di telefilm in lingua araba. Dalla cucina arriva il profumo del cibo in cottura.

Hamza è in Italia dal 2001. La moglie con la prima figlia lo ha raggiunto nel 2008. Prima abitavano in un appartamento a qualche traversa di distanza.

«Ho chiesto la cittadinanza italiana», continua l’uomo, «e all’inizio pensavo che i carabinieri fossero venuti a fare accertamenti su quello. Siamo andati in caserma, mi hanno offerto un caffè, abbiamo parlato e mi hanno mostrato quello che è apparso sul mio profilo Facebook. Non credevo ai miei occhi. Non ho mai scritto quelle cose e lo sanno anche i carabinieri se no mi avrebbero arrestato. Sono in Italia da tanti anni, non ho precedenti, qui mi trovo bene», sottolinea Hamza.

«Le mie figlie vanno a scuola e all’asilo, abbiamo tanti amici. Io non mi spiego quello che è successo. I carabinieri sono venuti anche a casa mia. Hanno guardato dentro al mio personal computer, ma non lo uso praticamente mai da quando si può fare tutto con il telefono cellulare».

Insieme guardiamo sul telefonino quello che Hamza ha pubblicato. Il post «jiadhista» non c’è più, restano qualche video, una sura del Corano, barzellette in arabo, momenti di vita familiare.

«Sono preoccupato, ho paura di perdere il lavoro, come farei con tre figli? I carabinieri hanno parlato anche con il mio datore di lavoro, tutti hanno avuto buone parole per me. Io sono questo, da sempre, non un jihadista e spero che questa storia finisca in fretta».

La moglie lo ascolta e aggiunge: «Siamo tanto, tanto preoccupati, sono arrivati commenti molto cattivi anche su nostra figlia. Abbiamo paura per noi e per questo equivoco che ci rovina la vita. Non sappiamo cosa dirle e temiamo che a scuola la trattino male dopo questa faccenda».

I vicini di Hamza dicono che è un lavoratore, che quando può va lui a portare le bambine a scuola e che nel palazzo è sempre stato gentile con tutti.

Suggerimenti