<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Inutile fermare il traffico
A noi l’auto serve,
è tutta colpa della siccità»

Domeniche senza auto, targhe alterne, limitazioni alla circolazione, varie ed eventuali: negli anni le iniziative sono state molte ma il risultato, alla fine, è un sostanziale nulla di fatto. Non sono isolati i veronesi che la pensano così e che ormai si dicono rassegnati a respirare aria malsana e pesantemente inquinata, convinti che dovrebbero intervenire le istituzioni con provvedimenti strutturali.

Il dito è puntato perlopiù contro la siccità e la posizione in cui si trova Verona e più in generale tutta la pianura padana; elementi e caratteristiche geografiche contro cui l’intervento umano può davvero poco. «Targhe alterne e domeniche a piedi sono interventi a spot che non sono serviti e servono a nulla, nemmeno nel medio periodo. I lunedì dopo le domeniche senza auto, i valori tornano ad impennarsi oltre i limiti. Abbiamo un inquinamento che è visibile persino dallo spazio, diffuso dall’Emilia al Piemonte, causato non solo dalle auto ma anche dalle industrie e dai sistemi di riscaldamento. Non vedo soluzioni possibili», spiega Matteo Beozzo secondo cui, però, «la situazione non è tanto grave come viene dipinta. Non è un elemento di preoccupazione per quel che mi riguarda».

«Le limitazioni già attuate in questi giorni di ottobre abbiamo visto a cosa hanno portato: i livelli di polveri sono altissimi e in crescita pressoché costante», analizza Giulia Grigoli.

«Il problema è climatico: non piove e l’aria non viene pulita e scaricata dalle polveri che la rendono così malsana. A fronte di questo, l’uomo cosa può fare? O ci si muove a livello mondiale o è tutto inutile», completa il concetto l’amica Cinzia Zenorini.

«Studiosi ed esperti non riescono a trovare soluzioni efficaci e a noi non rimane che rassegnarci e sperare in bene. Usare di più i mezzi pubblici è positivo ma non risolverà il problema e le auto devono comunque circolare: per molti si tratta di lavoro», spiega il signor Toniolo, a piedi in piazza Bra.

«Nessuno si mette d’accordo per una linea condivisa. E allora non si va da nessuna parte, meglio indossare una mascherina o, meglio ancora, cambiare casa e zona della città: non c’è altra via d’uscita», aggiunge ironico, ma non troppo, Antonio Anselmi. I.N.

Suggerimenti