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PER MORTALITA' A 30 GIORNI

Infarto acuto,
due gli ospedali
veronesi «promossi»

L'ospedale di Borgo Trento con il Polo Confortini
L'ospedale di Borgo Trento con il Polo Confortini
Infarto: dati e strutture

Il 49% delle strutture sanitarie italiane non raggiunge i 100 casi annui di infarto miocardico acuto di primo ricovero, soglia minima fissata dal ministero della Salute e uno dei fattori che determinano gli esiti degli interventi. Lo affermano i dati di Doveecomemicuro.it, il portale che raccoglie i dati su oltre 2mila tra ospedali e strutture territoriali.

Verona ha ben due strutture «promosse» dal sito, in particolare per il dato sulla minore mortalità a 30 giorni dal ricovero: il Don Calabria di Negrar (che ha anche il punteggio massimo in assoluto) e l'Ospedale di Borgo Trento, che hanno il bollino verde. Bollino giallo per la clinica Pederzoli di Peschiera e il policlinico di Borgo Roma, bollino arancione per gli ospedali Fracastoro di San Bonifacio e il Mater Salutis di Legnago.

 

«Ormai sono numerose le prove in letteratura che confermano che per molte condizioni cliniche e interventi esiste un’associazione tra il volume di attività e l’esito delle cure - spiega Elena Azzolini, specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del portale - in particolar modo in termini di mortalità intra-ospedaliera o a 30 giorni dal ricovero/intervento».

 

Per l’ infarto miocardico acuto le strutture più virtuose che rispettano i volumi minimi di ricoveri sono principalmente al Nord (45%), seguono il Sud e le Isole (34% complessivo) e il Centro Italia (21%). In particolare si distingue l’Emilia Romagna con le strutture Ospedale di Parma e l’Arcispedale Sant’Anna (Cona) e la Campania con l’Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli.  Prendendo in esame gli interventi di by pass aorto-coronarico la situazione peggiora: il 76% delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate non rispetta i volumi minimi.

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