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LA DENUNCIA

«In due anni
ho dato a Maso
25 mila euro»

Maso ritratto sul settimanale «Chi», dove ha  raccontato la sua storia
Maso ritratto sul settimanale «Chi», dove ha raccontato la sua storia
Maso ritratto sul settimanale «Chi», dove ha  raccontato la sua storia
Maso ritratto sul settimanale «Chi», dove ha raccontato la sua storia

Adesso la denuncia completa, con tanto di estratti conto bancari che testimoniano anche bonifici, è sul tavolo del procuratore che dovrà decidere se esiste ipotesi di reato per Pietro Maso. È possibile che il reato sia minacce però, più che estorsione.

Secondo quanto ha riferito l’amico di Maso ai carabinieri che hanno verbalizzato il suo esposto, per due anni, nel periodo in cui l’ex detenuto lavorava a Telepace, lui ha dato a Maso una somma quantificabile in circa 25 mila euro.

In realtà Maso chiedeva e l’amico dava perchè fortemente attratto dalla personalità di Maso. Fino a quando, impoverito e con l’amicizia scemata ha iniziato a rifiutarsi di dare soldi.

Starà tutto in quel loro rapporto il discrimine sull’estorsione o meno messa in atto da Maso. Resta l’sms inquietante arrivato per sbaglio alla sorella di Maso, ma diretto a quel povero amico: «Adesso fai quello che devi, altrimenti vengo e ti stacco quella testa di cazzo che hai», aveva scritto Maso, per poi sbagliare l’invio e il destinatario. E la sorella preoccupata per il tono del messaggio e perchè aveva rivisto il fratello con lo «stesso delirio di onnipotenza che aveva 25 anni fa quando aveva ucciso i genitori», per senso civico s’è presentata dai militari a raccontare quello che aveva saputo.

Maso, scontata la pena aveva annunciato che voleva andare a vivere in Spagna per aiutare altri che come lui avevano conosciuto il carcere. La settimana scorsa aveva raccontato a Chi, un settimanale di attualità, il suo pentimento e il suo progetto. Aveva persino raccontato di una telefonata di papa Francesco. E ancora una volta pubblicamente espresso elogi per don Guido Todeschini che lo ha sempre aiutato e ha sempre creduto in lui.

Ieri abbiamo provato e riprovato a contattare don Guido che era a Telepace, ma al telefono ha risposto un gentile signore che ha detto che don Guido non era in sede. L’abbiamo dunque raggiunto al cellulare: «Nec nominetur», esordisce al nome di Maso. Perchè si sente tradito? chiediamo noi. Ma lui risponde: «Tradito e da che cosa? Io sono il suo padre spirituale da anni, non mi sento tradito, ma non posso parlare». Ci permettiamo di ribadire che se sono veri i fatti esposti nelle denunce delle sorelle e dell’ex amico, forse la sua missione è fallita. E don Guido risponde: «Se uno è malato, è malato, e anche i giornali non dovrebbero scrivere di lui e tacere».A.V.

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