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«In classe si dà spazio
alle riflessioni dei giovani»

C’è chi è partito da un articolo di giornale stimolando il dibattito fra i ragazzi, chi li ha lasciati esprimersi liberamente, osservandoli mentre disegnavano alla lavagna il simbolo del lutto (il cerchietto con le orecchie da coniglietto di Ariana Grande, diventato simbolo del dolore di Manchester), o mentre scrivevano l’hashtag #PrayForManchester. Ma, in generale, non sono tanti gli insegnanti che, il giorno dopo la strage al concerto, hanno dedicato una lezione all’argomento.

«In questo periodo siamo un po’ presi da tutte le incombenze di fine anno scolastico», spiega Emanuela Montini, docente di Lettere al liceo Galilei, «e c’è da dire che le stragi terroristiche, purtroppo, sono ormai quasi all’ordine del giorno. Ma soprattutto, personalmente, non mi sentirei di improvvisare su un argomento del genere. In altri casi, come per l’attacco a Charlie Hebdo o per il ragazzo che si era suicidato perché non trovava lavoro motivando il suo gesto in una lettera, ho preferito informarmi io stessa a fondo, documentarmi e poi proporre l’argomento in classe».

In questo caso, il consiglio degli esperti ai docenti è, soprattutto con gli studenti più grandi, di partire da un articolo o un reportage, lasciando che i ragazzi dicano la loro e intervenendo con elementi di pensiero critici ed equilibrati. E.PAS.

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