<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
I CITTADINI A DIRETTA VERONA

«In carcere fanno
le feste e noi
siamo blindati»

Lo studio di «Diretta Verona»
Lo studio di «Diretta Verona»
Lo studio di «Diretta Verona»
Lo studio di «Diretta Verona»

«I reati, secondo i dati della prefettura, saranno anche in calo. Ma solo perché la gente denuncia di meno: ormai ha perso fiducia nella giustizia. Invece i furti in casa sono un’emergenza sociale». Parla chiaro il sindaco di Negrar Roberto Grison e, ai microfoni di «Diretta Verona», su Telearena, traduce quello che è il sentimento di molti, non solo in Valpolicella: vivere nella paura, sentendosi pure beffati dopo la pubblicazione sui social network della foto del “festino“ tra detenuti per celebrare il compleanno del boss.

In studio ne discutono Vincenzo D’Arienzo, deputato del Pd, Guido Papalia, già procuratore capo di Verona, Alessandro Montagnoli (Lega), consigliere regionale, il presidente di Confcommercio Paolo Arena, oltre al giornalista Alfredo Meocci e al direttore de L’Arena Maurizio Cattaneo.

Comincia proprio la garante dei detenuti, Margherita Forestan: «In carcere i momenti di socialità è giusto che esistano, ma quella foto postata su Facebook è una derisione delle nostre leggi». Papalia condivide: «E’ offensiva e provocatoria, anche per i detenuti: è importante che l'esecuzione della pena sia portata avanti con serietà perché sia davvero utile». Per D'Arienzo, questo gesto «è indice di una sorta di impunità in carcere: inaccettabile».

«Non è un problema solo di Verona», chiarisce Meocci, «anche a Sanremo sono stati trovati tre cellulari in cella». In effetti, ammette Forestan, «ci sono anche a Montorio, nonostante numerosi controlli sulle merci e sulle persone che entrano. Si studiano sempre modalità nuove per farli passare e noi cerchiamo di stroncarle».

Si passa a parlare della cosiddetta microcriminalità. Che, però, rovina la vita ai cittadini. Secondo Montagnoli «bisogna inasprire le pene, che devono essere certe». Ma per Papalia «le leggi ci sono, le pene adeguate anche: per un furto in casa vanno dai 3 ai 10 anni. I giudici, però, potrebbero essere più severi avvicinandosi al massimo della pena». Peccato che la sensazione anche dei commercianti sia che le norme non vengano applicate. Una chiave di lettura la fornisce D'Arienzo: «Servono nuove carceri, oppure la rieducazione delle pene più lievi dovrà avvenire fuori dalle celle, che ormai in Italia sono sovraffollate».

«Quel che è certo», chiosa Cattaneo, «è che se il cittadino arriva a doversi difendere da solo, lo stato ha fallito». «Per questo nella riforma del processo penale», chiude il deputato, «abbiamo votato l'aumento della pena minima per il furto in casa da 1 a 3 anni: così il ladro andrà davvero in prigione senza che subentri la sospensione della pena». E.PAS.

Suggerimenti