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Il sindaco: «Cittadini sgomenti» L’esperta: «Giovani allo sbando»

Il sindaco Diego Ruzza
Il sindaco Diego Ruzza
Il sindaco Diego Ruzza
Il sindaco Diego Ruzza

Manuela Trevisani Venerdì sera i giardinetti di piazza Santa Toscana, proprio in centro a Zevio, erano deserti. Tradizionale punto di incontro di vari gruppetti di ragazzi, l’altra sera sono rimasti vuoti, nonostante il fine settimana fosse alle porte. Troppi occhi puntati sul paese, dopo la morte di Ahmed Fdil, il clochard trovato carbonizzato il 13 dicembre scorso in un parcheggio di Santa Maria di Zevio. Troppi occhi puntati sulle compagnie considerate «border line», poco raccomandabili, pericolose. Come quella, forse, frequentata dai due ragazzini di 13 e 17 anni ora iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario per aver causato la morte di Ahmed. «Fin dal primo istante abbiamo portato le condoglianze da parte dell’amministrazione alla famiglia della vittima», è il commento del sindaco di Zevio Diego Ruzza, «rimaniamo ora in attesa dell’evolversi delle indagini: solo alla fine valuteremo come intervenire». Il vicesindaco Gabriele Bottacini, che risiede proprio a Santa Maria, è ben consapevole di ciò che sta accadendo nella frazione: «I cittadini stanno vivendo questo momento con grande sgomento: il nostro è un paese di tremila abitanti, molto legato alle tradizioni», racconta Bottacini. E continua: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte sviluppo, ma questo tipo di vandalismo non è proprio nel Dna della nostra comunità, sempre pronta ad aiutare chi si trova in difficoltà». Anche il vicesindaco conferma di voler attendere prima di prendere qualche iniziativa, ma precisa: «Come amministrazione siamo attenti al tema del disagio giovanile e valuteremo sicuramente se avviare interventi di sensibilizzazione». Chi da anni si occupa di questi aspetti è Maria Meneghini, insegnante delle scuole elementari e per una decina di anni responsabile del centro educativo dell’associazione «Ancora un abbraccio», fondata da don Renzo Zocca, che aiuta bambini stranieri e italiani ad integrarsi nel gruppo sociale e a svolgere i compiti, proprio a Santa Maria di Zevio. «I bambini che seguivamo allora oggi sono adolescenti», dichiara, «non oso immaginare che tra i ragazzini coinvolti in questi fatti ce ne sia qualcuno che frequentava allora la scuola. Avevamo fatto un lavoro enorme per trasmettere loro il messaggio di don Milani, il prendersi cura degli altri», racconta Meneghini, che ora insegna a Zevio. «Qui la situazione è ancora più difficile: ci sono sempre più adolescenti allo sbando», spiega, precisando di non voler fare polemica, «una delle ragioni potrebbe essere la scarsità di centri di aggregazione per i ragazzi. Ci sono alcune associazioni sportive, ma manca un vero coordinamento che abbia per obiettivo l’integrazione di questi ragazzi. Su questi temi serve maggiore attenzione da parte dell’amministrazione comunale». Mentre la parrocchia del paese preferisce chiamarsi fuori da queste riflessioni, una battuta arriva anche da Samuele Campedelli, ex assessore provinciale e oggi capogruppo di Per Zevio in consiglio comunale. «Oltre al dolore per la morte di Ahmed, mi dispiace che Zevio sia sotto i riflettori per questa vicenda. Il nostro paese non è diverso da qualsiasi altro d’Italia: purtroppo alcuni valori sono svaniti nel nulla e spesso è solo l’effimero che conta». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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