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Il popolo ancora con Stefano
E il tribunale è dalla loro parte

Un momento della Quarantia, il processo al teatro Filippini MARCHIORIDa sinistra,  Stefano Scandola e Aldo Isalberti FOTO MARCHIORI
Un momento della Quarantia, il processo al teatro Filippini MARCHIORIDa sinistra, Stefano Scandola e Aldo Isalberti FOTO MARCHIORI
Un momento della Quarantia, il processo al teatro Filippini MARCHIORIDa sinistra,  Stefano Scandola e Aldo Isalberti FOTO MARCHIORI
Un momento della Quarantia, il processo al teatro Filippini MARCHIORIDa sinistra, Stefano Scandola e Aldo Isalberti FOTO MARCHIORI

Aldo Isalberti, nato e cresciuto ai Filippini, anche se ora vive a Golosine, si riconferma il Principe Reboano.

La gioia è all’apice visto che il concorrente, sfidato dall’ex compagno di scuola Stefano Scandola, detto «El Molon», aveva da subito dichiarato: «Vorrei indossare la maschera perennemente».

Ieri mattina oltre 300 persone di Verona e provincia si sono recate alla urne aperte nella sede del comitato rionale all’ex Macello. E poi, in serata, dopo la tradizionale arringa con tanto di avvocati e pubblico ministero andata in scena al teatro Filippini, la cosiddetta Quarantia si è espressa: il voto di ogni singolo membro in questo caso è moltiplicato per cinque.

La scelta è ricaduta appunto su Aldo, detto el Peste, difeso dall’avvocato Guariente Guarienti, mentre Massimo Galli Righi ha sostenuto le ragioni di Scandola e Giulio Pasquini ha fatto da Pubblico Ministero. Il vincitore già l’anno scorso aveva indossato i panni della terza maschera più importante del Carnevale scaligero, subito dopo il Papà del Gnoco e il Duca della Pignata. L’anello, per la prima volta, gli è stato infilato al dito da un’apposita damigella. Nonostante la votazione di piazza abbia radunato meno elettori dell’anno scorso, le urne sono state impreziosite dalla presenza di tutte le maschere più antiche e storiche del Carnevale cittadino, compresa quella del Papà del Gnoco. A girare tra chi danzava e chi mangiava la pasta e fagioli offerta dagli organizzatori, c’era anche Ginetto d’Agostino, patron del Bacanal per ben 55 anni.Spiega il presidente del comitato Filippini, Pierantonio Turco: «In provincia si fa molto grazie agli sponsor, mentre in città si sente di più la necessità di sostenersi. Lo stesso Reboano da tre anni è sprovvisto di carro perché la storica Marangona con cui il principe navigò per la Quarta Crociata, è troppo malconcia per sfilare in strada. Nel dopoguerra c’erano i cosiddetti battitori che bussavano casa per casa chiedendo un aiuto economico, ora il comitato non ha più la stessa presa nel quartiere».

Per questo è forte la tendenza a mantenere vive le tradizioni, stando però attenti a coinvolgere la gente.

«Il processo ai candidati viene fatto da 65 anni», conclude Turco. «Oltre al parere della Quarantia si è però voluto puntare alla democrazia, aprendo le urne a tutti i cittadini per socializzare e coinvolgere la città».

Chiara Bazzanella

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