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Il Pd: «Al voto, mai con la Lega
E ora ripartiamo dai quartieri»

La Paglia, Albertini, Salemi e Padovani nella sede del Pd MARCHIORI
La Paglia, Albertini, Salemi e Padovani nella sede del Pd MARCHIORI
La Paglia, Albertini, Salemi e Padovani nella sede del Pd MARCHIORI
La Paglia, Albertini, Salemi e Padovani nella sede del Pd MARCHIORI

Alle urne, «ma lontani dalla Lega di Salvini, lepenista e xenofoba». È la linea ufficiale del Pd - come L’Arena aveva anticipato - in vista del ballottaggio tra il candidato sindaco del centrodestra Federico Sboarina - civico, di Battiti Verona Domani, con la Lega in coalizione - e l’altro centrodestra di Patrizia Bisinella, delle civiche di area tosiana.

Un appoggio implicito alla coalizione Bisinella-Tosi? Alessio Albertini, segretario provinciale del Pd, la candidata sindaco e segretaria cittadina Orietta Salemi, la consigliera confermata Elisa La Paglia e Carla Padovani che entrerà in Consiglio al posto della Salemi (che resterà consigliera regionale) pongono paletti. Quelli contenuti nel documento approvato l’altra sera in sala Tommasoli, con due contrari e quattro astenuti sulla cinquantina di votanti, alla direzione provinciale e assemblea cittadina del partito. Come illustrano Albertini e Salemi, nella sede in via Valverde, il Pd invita ad andare a votare «con libertà di scelta». Poi «esclude ogni apparentamento e ogni accordo elettorale». Quindi «ribadisce le proprie priorità per la buona amministrazione della città, in discontinuità con le amministrazioni precedenti».

Aggiunge però La Paglia: «Se parliamo di razzismo, allora ricordo la delibera sulla limitazione ai kebab o le divisorie alle panchine. E comunque anche Di Dio e Giorgetti sono facce diverse della stessa medaglia».

Il Pd chiede poi nel documento approvato dall’assemblea «l’attenzione alla legalità e alla trasparenza nell’azione amministrativa e delle aziende partecipate; una diversa politica urbanistica, attenzione alle nuove povertà e al sistema dell’accoglienza e dell’integrazione». Poi «Verona città dal respiro europeo e modello di sviluppo culturale, dell’innovazione, che attira intelligenze; quindi rinegoziare il progetto Arsenale, nei limiti dei vincoli esistenti, e istituire un osservatorio sul nodo ferroviario di Verona, compresi la Tav e un progetto sull’ex scalo merci. In pratica, punti del nostro programma elettorale». Nel documento poi il Pd «rivendica ogni estraneità a una visione antieuropea, xenofoba, escludente, refrattaria alla spinta riformatrice del Paese, che solleva le paure anziché risolvere i problemi, interpretata da forze politiche come la Lega di Salvini, che cerca un ulteriore feudo in Veneto». Per Albertini «è una scelta politicamente coerente con la nostra storia e la nostra visione di città». Salemi: «I nostri sindaci veronesi ci chiedono: non lasciateci in mano alla Lega».

Già, ma illustri esponenti del Pd come il sindaco di Vicenza Achille Variati ha dichiarato che se fosse veronese non escluderebbe un appoggio alla Bisinella. «Achille ha un alto profilo politico, ma è anche un amministratore pragmatico», spiega la Salemi. «Sboarina? Ho estremo rispetto e stima per lui», riprende l’esponente del Pd, «ma non posso non rilevare che la sua candidatura è stata in più occasioni benedetta dal segretario della Lega Salvini e da Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia. Difficile prescindere da questo». Ma l’elettorato come reagirà? Albertini: «Una parte non voterà, una parte voterà Bisinella». La Paglia: «Forse qualcuno Sboarina».

Da dove però riparte il Pd, dopo aver perso un’occasione irripetibile, con il centrodestra diviso in due e un 5 Stelle sotto il 10 per cento? «Dai quartieri», dice la Salemi, «in una parte dei quali non siamo stati presenti».

Enrico Giardini

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