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Festival Dottrina Sociale

«Il Papa scuote
una Chiesa
troppo distratta»

Galantino con Carelli e Fontana
Galantino con Carelli e Fontana
Galantino con Carelli e Fontana
Galantino con Carelli e Fontana

Dal teatro Nuovo, monsignor Nunzio Galantino lancia strali contro la politica «delle combriccole», e ancor di più contro la Chiesa «dei super attici». Non è uno che le manda a dire, come ha già dimostrato dando dei «piazzisti da quattro soldi» ai leader politici anti-immigrazione, riuscendo pure a offendere Salvini.

Ma il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il «vescovo comunista» come lo chiamano gli avversari, sa anche stemperare la durezza con il suo umorismo pugliese. «In realtà sono un timido», confida. «L’esuberanza è un esercizio di liberazione: se non dico quello che penso, sto male». Posti esauriti in platea, gli applausi sono tutti per lui.

«Piace alla gente», osserva compiaciuto monsignor Adriano Vincenzi, ideatore del Festival della dottrina sociale, terminato ieri con il convegno in cui Galantino si è confrontato con il direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana, entrambi incalzati dalle domande di Emilio Carelli di Sky Tg24.

Il capo della Cei parla innanzitutto della Chiesa, «dinamica per Dna. Ma se la Chiesa si abitua a stare seduta, finisce per considerare “normali” atteggiamenti lontani anni luce dal Vangelo. Ci siamo riempiti di sovrastrutture inutili, di contenitori che sono diventati più importanti del contenuto», continua Galantino. «Adesso però è arrivato uno che ci scuote, dicendoci che abbiamo sbagliato. È papa Francesco: lo fa con il sorriso sulle labbra».

«Questa presa di coscienza è faticosa, e sicuramente genera tensioni nella Chiesa. Ma io non parlerei di scontro interno. Per quanto mi riguarda, so che non posso guidare la Cei standomene comodo a casa mia, anche quando lo preferirei. E, attenzione, io non abito in un attico, ma in trenta metri quadrati…», strizza l’occhio Galantino, alludendo alla ben più lussuosa dimora del cardinal Bertone.

Fontana approva: «A me non piacciono i discorsi anticasta, ma in un periodo in cui per molti è difficile andare avanti, i gesti simbolici fanno bene allo spirito. Anche se gran parte della gerarchia vaticana non vive in trenta metri quadrati…».

Carelli butta sul tappeto un altro tema spinoso: il caso Vatileaks 2, la fuga di documenti riservati sulle spese della Santa Sede, pubblicati dai giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi.

«Più che libertà di informazione», commenta Galantino, «mi sembra sia stata praticata la libertà di “prurito”. Papa Francesco, appena salito al soglio pontificio, aveva commissionato un’indagine sulle debolezze e i punti critici della Chiesa, per sapere dove intervenire. Ma poi c’è stato chi ha tradito la sua fiducia, consegnando il rapporto ai giornalisti perché lo pubblicassero. Dietro pagamento o meno, affari loro. Ma non fa bene alla Chiesa lo spargimento della spazzatura che era stata raccolta».

Fontana dissente: «Quei due libri raccontano uno spaccato di un certo interesse. Semmai la questione è un’altra. C’è chi dice che, tra le gerarchie vaticane, solo una minoranza condivida la linea di Francesco. Esiste una lotta interna?».

Risposta: «Al sinodo, il papa ha chiesto a tutti di dire ciò che pensavano. In quale altra istituzione il capo concede una sincerità totale?».

Fontana rileva: «Il papa viene spesso accusato di idee comuniste». Galantino replica: «Facciamo un esercizio. Quando sentiamo dire che le parole del Papa sarebbero comuniste, o anticapitaliste, chiediamoci se sono vicine al Vangelo o no, piuttosto che a qualche ideologia. Quello che mi colpisce del Papa è il suo continuo richiamo al Vangelo. Non è contro l’impresa, anzi. Se sapesse che ci sono milioni di imprese, come quelle premiate ieri sera al Festival della Dottrina sociale, che operano con profitto e con criteri etici, non farebbe i discorsi che fa. È sindacalismo? È comunismo? O piuttosto è la critica a un modello?»

In merito alle rivelazioni del Vatileaks sul presunto utilizzo scorretto dell’8 per mille, Galantino afferma: «Io ho documenti per scrivere non due, ma duecento libri sulle belle iniziative dell’8 per mille: li passo volentieri ai giornalisti e li scrivano, non chiedo neanche la copia omaggio quando saranno pubblicati».

Ultime battute sul rapporto tra fede e politica. «Non sopporto i politici che precisano subito di essere cattolici. E allora?», sbotta Galantino. «Ci sono cattolici validissimi impegnati in politica, e quelli che si dichiarano tali ma lavorano solo per spolverare lo scranno». Il segretario generale della Cei si commiata dal pubblico con un «amen» da fine messa e riprende una celebre battuta di Bergoglio: «Pregate un po’ anche per me».

Lorenza Costantino

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