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BASSA VERONESE

Il gallo canta
troppo presto
Il vicino gli spara

Il gallo è stato ferito a morte dai colpi sparati da un vicino
Il gallo è stato ferito a morte dai colpi sparati da un vicino
Il gallo è stato ferito a morte dai colpi sparati da un vicino
Il gallo è stato ferito a morte dai colpi sparati da un vicino

Non andavano d’accordo. I rapporti di buon vicinato per loro evidentemente si regolano a denunce...o a colpi di carabina ad aria compressa.

Solo che nell’aprile di 6 anni fa a farne le spese fu il gallo. Il re del pollaio che ogni giorno, e probabilmente più volte nell’arco della giornata, faceva il suo dovere. Non tanto «badare» alle galline ma soprattutto cantare.

Forse si svegliava troppo presto, forse cantava a ore dedicate al riposo pomeridiano sta di fatto che vivere in un habitat consono, cioè in una casa di campagna del Basso Veronese, non lo ha salvato. Anzi, lo ha condannato a morte.

Alla base di tutto c’era un attrito datato tra i due vicini di casa, sta di fatto che il 23 aprile 2010 il signor Mario (un nome di fantasia) uscendo nel cortile notò il gallo a terra, stava tirando le cuoia e sulle prime pensò ad una morte «naturale». Ne aveva altri e per quello il destino era ormai di diventare pietanza.

Lo prese, pose fine alle sue sofferenze perchè l’animale era agonizzante e dopo avergli tirato il collo lo sbollentò per spiumarlo con facilità. Fu a quel punto che notò qualcosa che non andava e chiamò il veterinario.

Fu il professionista ad estrarre tre pallini «diablo» utilizzati nelle carabine ad aria compressa Diana, la stessa che aveva il vicino di casa, che chiameremo Eugenio.

Emerse anche che i colpi erano stati sparati dall’alto e la tra la proprietà di Mario e quella di Eugenio c’è un muro: lo sparatore si era arrampicato per puntare il gallo che cantava troppo e troppo di buon’ora.

Il signor Mario fece denuncia ai carabinieri che andarono a casa del vicino, trovarono l’arma e confrontarono i pallini estratti dal gallo con quelli in dotazione alla carabina: erano gli stessi, lo stesso modello e lo stesso calibro. Troppe coincidenze e fu ritenuto il responsabile del ferimento del gallo.

Non poterono contestargli l’uccisione del pennuto (perchè il collo al gallo lo aveva tirato il proprietario) ma il maltrattamento di animale e la detenzione illegale di un fucile ad aria compressa. Ieri il pm d’udienza ha chiesto per Eugenio la condanna a tre mesi. La detenzione d’arma si è prescritta, l’aver sparato al gallo invece all’imputato costerà come un bovino: 4.000 euro di multa la condanna.F.M.

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