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ARTE E GIUSTIZIA

Il colonnello Biagi e la moglie
indagati per la mostra

L'accusa è abuso d'ufficio A Barbara Pinna fu concessa gratuitamente la Gran Guardia per una sua esposizione
Nel mirino: la mostra dei quadri di Barbara Pinna in Gran Guardia
Nel mirino: la mostra dei quadri di Barbara Pinna in Gran Guardia
Nel mirino: la mostra dei quadri di Barbara Pinna in Gran Guardia
Nel mirino: la mostra dei quadri di Barbara Pinna in Gran Guardia

La mostra di quadri allestita in una delle stanze della Gran Guardia concessa, come ad altri artisti, a titolo gratuito anche se per un periodo abbastanza lungo (dal 29 agosto al 26 settembre), cosa che almeno negli ultimi anni era accaduta solo a Brunelli (per 50 anni scenografo in Arena e pittore) e Vittore Bocchetta, artista e uno dei massimi esponenti della Resistenza. Fin qui poco di particolare, nulla di straordinario rispetto al passato (poichè il Comune ha facoltà di concedere gratuitamente gli spazi), ma con tutta probabilità ad attirare l'attenzione prima della Procura scaligera e in seguito di quella della Corte dei Conti non è il fatto che Barbara Pinna abbia esposto in uno degli spazi più prestigiosi della città, ma il contorno e i costi della rassegna, dall'allestimento al catalogo, non da ultimo il fatto che il marito dell'artista è il colonnello della Guardia di Finanza Bruno Biagi, fino a qualche giorno fa comandante provinciale a Verona e attualmente trasferito a Roma. E lui e la moglie da alcune settimane sono iscritti nel registro degli indagati, entrambi per l'ipotesi di abuso d'ufficio, l'ufficiale è assistito dall'avvocato Luigi Sancassani, la signora Pinna dallo studio legale Lemme di Roma.
Una notifica avvenuta in concomitanza con l'ordine di perquisizione e sequestro che l'11 aprile è stato eseguito sia negli uffici di Veronafiere sia in quelli dell'Accademia di Belle Arti dal nucleo di pg della procura e dai colleghi della polizia tributaria di Venezia (che una settimana prima avevano già chiesto documentazione su incarico della Corte dei Conti che ipotizza un danno erariale). Tutto per acquisire il materiale necessario per verificare chi avesse pagato quell'allestimento costato poco più di 40mila euro e realizzato da Veronafiere Servizi Spa. Già, tutto ruoterebbe intorno a quel denaro (il catalogo della mostra è stato realizzato con il contributo di Cattolica che era tra gli sponsor) e la fattura inviata a marzo all'Accademia di Belle Arti è stata rispedita al mittente. Perchè l'Istituto non aveva richiesto alcun allestimento e tantomeno si era impegnata a pagare, aveva solo patrocinato l'evento, come fa con tutti gli insegnanti (e la Pinna ha tenuto in passato e tutt'ora tiene alcuni corsi, ma come collaboratore esterno).
E così oltre al fatto che le spese per l'allestimento al momento non sono state pagate da nessuno, potrebbe anche delinearsi il problema della regolarità di quella fattura emessa a sei mesi dalla mostra e intestata a un ente che non solo non aveva richiesto prestazioni a Veronafiere Servizi (questo quello che sostiene il presidente dell'Accademia Stefano Pachera) ma che è stata restituita. Un'indagine, quella condotta dal pm Valeria Ardito, che prende le mosse da alcune lettere anonime recapitate, a metà agosto dello scorso anno, al quotidiano «L'Arena» (la missiva fu acquisita dalla pg il 13 agosto), alla procura della Repubblica e al Comando generale della Guardia di Finanza.
Uno scritto anonimo che si riferiva alla mostra, al fatto che l'artista fosse proprio la moglie del colonnello e alle spese per la rassegna in Gran Guardia. L'autore citava le inchieste che la Guardia di Finanza stava conducendo in enti pubblici e municipalizzate e auspicava un controllo. L'apertura di un fascicolo (per fatti non costituenti reato e contro ignoti) rappresentò un atto dovuto. E sarebbe stato aperto anche un fascicolo volto a individuare l'autore dello scritto.
Ma quella lettera anonima qualche mese più tardi iniziò a diventare sempre più nota, arrivò anche a «Report». È stata quindi la volta delle denunce contro Ranucci (per diffamazione perchè la trasmissione parlò della mostra della moglie del colonnello Biagi), i sequestri di documenti e l'iscrizione nel registro degli indagati. Si prosegue.

Fabiana Marcolini

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