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BUFERA POLITICA

Il caso Zenti scuote la corsa al voto

Il vescovo replica alle critiche sul sostegno alla Lavarini: «Ha condiviso le priorità per poveri e scuole»
Monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona dal 2007
Monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona dal 2007
Monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona dal 2007
Monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona dal 2007

Lascia il segno. Mette, diciamolo, anche un po' di pepe. Dove finora se n'era percepito pochino, in vista del 31 maggio. Dichiarazioni, quasi solo contrarie, nel mondo politico. Appelli alle autorità ecclesiastiche a stare fuori dalla politica. Scuote la campagna elettorale per le regionali il caso del documento — inviato ma poi “stoppato” — di appoggio del vescovo Giuseppe Zenti alla candidatura al Consiglio regionale di Monica Lavarini, la leghista in corsa nella lista Zaia a sostegno, appunto, del presidente uscente e ricandidato, Luca Zaia.
Ma dopo una giornata convulsa come quella di ieri, incendiata da polemiche, in serata il vescovo Zenti ci ha dichiarato, al telefono: «Io ho a cuore i poveri, il sociale debole, e le scuole paritarie cattoliche. Monica Lavarini mi ha presentato un programma in cui condivide queste attenzioni e valori e per questo l'ho segnalata. Ma sono pronto a sostenere altri se li fanno propri. Perché ho stoppato la lettera? Per evitare altre polemiche».
Era una duplice lettera, quella di Zenti. Che auspica attenzione ai candidati e alle famiglie povere e alle scuole paritarie cattoliche — L'Arena ne ha riferito ieri — inviata giovedì mattina a oltre quattrocento insegnanti di religione cattolica. Che poi nella serata di giovedì si sono visti arrivare un'altra e-mail dal vescovado in cui venivano invitati a non considerare e a non diffondere più i contenuti del testo.
Giovedì però quei testi erano già stati letti dagli insegnanti e da altre centinaia di persone a cui era già stato diffuso come da invito della prima e-mail. Impossibile, quindi, arginare un fiume in piena. Inoltre Zenti ha annullato una conferenza stampa convocata per ieri alle 11.45 in vescovado, in cui avrebbe dovuto illustrare i documenti.
La Lavarini non ha commentato. Hanno invece manifestato la loro posizione numerosi politici. «Non è mai successo che autorità ecclesiastiche abbiamo preso una posizione così forte e chiara a sostegno di un candidato, tanto più della Lega di Zaia e Salvini nel cui programma, diversamente dal mio, la parola solidarietà non compare mai», sbotta l'ex Dc Giancarlo Conta, consigliere regionale uscente del Ncd e in corsa per il Consiglio nella lista Area Popolare Veneto Autonomo, per il candidato presidente Flavio Tosi. Lo stesso affermano Stefano Marzotto, segretario provinciale dell'Udc e candidato di Area Popolare, e Sergio Ruzzenente, anch'egli in corsa per Ap: «Da sempre, come cattolici impegnati in politica, sosteniamo famiglia tradizionale, poveri, scuole paritarie e certi temi non sono appannaggio di un solo candidato o schieramento».
Anche dalla stessa lista Zaia, però, quella della Lavarini, emerge disagio: «I cattolici in politica devono essere giudicati dagli elettori non sulla base di “raccomandazioni”», dice Stefano Valdegamberi, consigliere regionale uscente di Fp, ex Udc, candidato nella lista Zaia, «ma sulla base di scelte politico-amministrative rispettose dei valori della famiglia, della vita e della libertà di istruzione e formazione. Le decisioni sul registro delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali, caldeggiato da Tosi, o la legge sull'omofobia votata dal Pd veneto, stridono con questa coerenza».
Anche dal Pd, dal consigliere comunale Orietta Salemi, candidata alle regionali per Alessandra Moretti, arriva una forte contrarietà: «Nulla da eccepire sulla candidatura di Monica Lavarini, a cui auguro di poter esprimere al meglio le sue potenzialità e valori. Le perplessità riguardano l'azione del vescovo sui docenti di religione cattolica», dice, «il cui incarico è di nomina del vescovo, anche se dipendono in tutto e per tutto dallo Stato».
E anche Vincenzo D'Arienzo, deputato del Pd che si dichiara «cattolico convinto», contesta: «Meglio non schierare la Chiesa a favore di qualcuno contro un altro. Certo, anche i prelati sono uomini, possono avere preferenze personali, ma nel ruolo che rivestono è sempre bene pesare le proprie responsabilità e la capacità di condizionamento effettivo verso i tanti fedeli».
Contrari anche i deputati del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo — « paradossale l'indicazione per un candidato vicino alla Lega, partito che non si è certo distinto per l'attenzione al sociale debole» e Mattia Fantinati, «una esternazione così esplicita è pericolosa: per la comunità cattolica, perché può procurare divisioni e anche per la reputazione dei religiosi».
Non la pensa così invece Paolo Paternoster, segretario provinciale della Lega: «La Chiesa si è sempre interessata delle elezioni. È giusto che chi ha grande responsabilità ecclesiale appoggi certi valori e ideali. Condivido pienamente l'operato di Zenti, tanto più in un momento così delicato, anche a Verona, di estrema difficoltà economica, sociale e di valori. Giusto che la curia dia chiara indicazione di scegliere persone che cercano di impegnarsi per il domani e siano riconosciuti all'interno del Consiglio regionale». Quindi, «a maggior ragione in queste regionali è giusto che candidato come Monica Lavarini esaltino certi valori, visto che dall'altra parte ci sono un Pd e un Tosi apertamente per le coppie di fatto, anche omosessuali».
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Enrico Giardini

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