<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
BULLISMO

Il «branco» picchia
e poi deruba
coppia di fidanzati

Polizia in corso Porta Nuova
Polizia in corso Porta Nuova
Polizia in corso Porta Nuova
Polizia in corso Porta Nuova

Nessuno si aspetterebbe, mentre sta passeggiando tranquillamente a poche decine di metri da piazza Bra, di essere improvvisamente circondato da un «branco» di una ventina di ragazzotti e di venire insultati, spintonati e derubati. È l’incubo di vedersi presi di mira, senza averlo minimamente messo in conto, da una violenza gratuita e irrazionale e per questo, ancora più imprevedibile.

Una situazione che ricorda, per fortuna in modo meno cruento, l’«Arancia meccanica» di Stanley Kubrick, ma in cui gli odierni bulli cercano l’insana adrenalina dei videogiochi alla moda. A porre fine all’incubo, fortunatamente, è stato l’arrivo della polizia che ha scongiurato conseguenze peggiori.

Vittime dell’aggressione avvenuta in corso Porta Nuova, nei pressi del Mc Donald’s, sono Elena e Luca, una coppia di fidanzati «colpevoli» soltanto di imbattersi in una banda di bulletti, che da tempo imperversano in città, soprattutto nella zona di corso Porta Nuova.

A riferire l’accaduto è la stessa Elena, 19 anni. «È un bene che se ne parli perché si tratta di una situazione diventata ormai insostenibile», esordisce. «Lunedì 18 gennaio», racconta la ragazza, «mi sono recata insieme al mio fidanzato, Luca, al fast food in corso Porta Nuova dove avevamo appuntamento con alcuni amici. Successivamente, mentre stavamo tornando a casa, siamo stata circondati da un gruppo di 15 o 20 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 20 anni».

Il seguito è un racconto di ordinaria follia. «Tra spintoni, insulti e minacce varie hanno rubato il portafogli a Luca e hanno tentato di fare lo stesso con me ma, per fortuna, non ci sono riusciti. In un attimo», continua Elena, «ho tirato fuori il cellulare e ho chiamato il 113 e quando sono arrivate le volanti della polizia il gruppetto di bulletti si è disperso velocemente».

I due giovani hanno poi collaborato con la polizia all’identificazione di alcuni dei responsabili. «Alcune persone», fa sapere Elena, «sono state riconosciute il giorno stesso, altre in seguito a estenuanti ricerche su Facebook, poiché l’aspetto più grottesco di tutta la faccenda è la sfacciataggine con cui si sono vantati di questa loro impresa tramite i social il giorno seguente».

Quello che sta accadendo soprattutto nella zona di volto San Luca sta suscitando allarme da settimane. Spesso si ha a che fare con gruppi che ostruiscono il marciapiedi con i passanti costretti a chiedere permesso, rischiando spintoni e parolacce. È il branco che dà forza ai singoli facendoli diventare arroganti, maleducati, spesso ladri.

Ed è una realtà decisamente inquietante quella che Elena e Luca, le ultime vittime ad uscire allo scoperto, dicono di aver trovato. «Questi bulletti che bazzicano per il centro», racconta Elena, «sono divisi in bande in stile pseudo Gta, il videogioco per capirci, e si danno dei nomi. Quella che ha accerchiato me e il mio ragazzo», afferma, «si fa chiamare Dkg e vi fanno parte ragazzi di tutte le età». In questi gruppi, aggiunge la giovane illustrando il frutto della sua ricerca, «ci sono ruoli ben precisi da seguire per ogni componente: c’è chi pesta il malcapitato di turno e chi, nel frattempo, lo deruba spudoratamente di tutto quello che ha, soldi, cellulare e quant'altro... Tutte queste informazioni le ho trovate facilmente su Facebook».

E i protagonisti di queste azioni che sarebbe riduttivo classificare come bravate, conclude la vittima del «branco» trasformatasi in detective, «ne parlano tranquillamente sui rispettivi profili o nei commenti, senza neanche censurarsi troppo... È giusto che si parli di questo fenomeno sempre più preoccupante perché Verona è una così bella città e non merita di essere rovinata».

Enrico Santi

Suggerimenti