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«I quadri devono tornare
Seguirò io la questione»

Renzi in un incontro con Proshenko: il premier insisterà con il presidente ucraino per riavere i quadriIl premier Matteo Renzi accolto dal sindaco Tosi, il prefetto Mulas, don Vinco e Alessia Rotta FOTO MARCHIORI
Renzi in un incontro con Proshenko: il premier insisterà con il presidente ucraino per riavere i quadriIl premier Matteo Renzi accolto dal sindaco Tosi, il prefetto Mulas, don Vinco e Alessia Rotta FOTO MARCHIORI
Renzi in un incontro con Proshenko: il premier insisterà con il presidente ucraino per riavere i quadriIl premier Matteo Renzi accolto dal sindaco Tosi, il prefetto Mulas, don Vinco e Alessia Rotta FOTO MARCHIORI
Renzi in un incontro con Proshenko: il premier insisterà con il presidente ucraino per riavere i quadriIl premier Matteo Renzi accolto dal sindaco Tosi, il prefetto Mulas, don Vinco e Alessia Rotta FOTO MARCHIORI

Due impegni e una battaglia, a Verona come ovunque. Con un occhio alle elezioni amministrative 2017. «Il terzo mandato ai sindaci? Deciderà il Parlamento». Gli impegni. Far tornare qui i 17 quadri rubati dal museo di Castelvecchio. «Chiamerò il presidente ucraino Poroshenko». L’altro: tenere fuori dal patto di stabilità gli investimenti dei Comuni in manutenzioni di scuole.

La madre di tutte le battaglie però è per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale, del 4 dicembre. E Verona sarà città pilota per il «porta a porta» del Comitato del Sì. «Meno politici, ma più politica e di qualità. E semplificare il quadro istituzionale». Lo dice Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario del Pd, a margine della visita a Casa Serena, a San Michele (altro articolo). Sottolineando il grande lavoro svolto dal Terzo settore e dal privato sociale nell’assistenza, a cui assicura «il sostegno dello Stato».

I 17 DIPINTI. A Verona però interessa riavere quanto prima i 17 quadri rubati dieci mesi fa e ritrovati, in Ucraina, cinque mesi fa. Che cosa farà il Governo? «Mi è stato posto il tema dal sindaco e dalla comunità nazionale e territoriale», spiega Renzi, «e io chiamerò il presidente Poroshenko per chiedergli conto della restituzione. Chi amministra una città d’arte come Verona sa com’è difficile tenere insieme la grande forza del passato e la bellezza del futuro», aggiunge, «ma ci sono simboli identitari, come i quadri, che vengono prima di tutto». Quindi «le tele devono tornare a casa e seguirò io la questione. E sono certo che gli amici ucraini non vorranno far mancare la loro collaborazione e glielo ricorderemo».

SCUOLE IN PRIMA LINEA. Sul fronte dello sviluppo economico legato ai territori (prima di andare nella sede di Glaxo SmithKline per illustrare con il ministro Carlo Calenda; pagine precedenti) Renzi lancia però un appello ai sindaci, veronesi e veneti, sui progetti «di medio-lungo respiro, non solo sul breve. Dobbiamo dare la possibilità agli uffici tecnici dei Comuni di disegnare progetti. Quindi, tutti i denari investiti su manutenzioni e adeguamenti, non soltanto antisismici, delle scuole, verranno considerati fuori dal patto di stabilità. Noi vogliamo nuove scuole», sottolinea il presidente del Consiglio, «e infatti ne abbiamo già inaugurate 15 nei giorni scorsi».

DIALOGO CON TOSI. Ma, tanto più in vista delle elezioni amministrative dell’anno prossimo, continua il dialogo tra Renzi e il sindaco Flavio Tosi, leader del Fare!, collocato però nel centrodestra? «Il mio rapporto personale con Tosi nacque dalla comune esperienza di sindaci e infatti abbiamo sempre collaborato», fa sapere Renzi, accompagnato nella visita a Casa Serena dallo stesso Tosi, che si è intrattenuto con lui pochi minuti, oltre che dai deputati del Pd Alessia Rotta e Gianni Dal Moro, dal consigliere regionale Orietta Salemi, dal segretario provinciale del Pd Alessio Albertini e dal consigliere Stefano Vallani.

«Ora Tosi converge sulla battaglia referendaria, per il Sì alla riforma, che porta meno poltrone e semplifica il sistema istituzionale. Per far vincere il Sì il 4 dicembre serve una grande collaborazione istituzionale, con tutti, con Regione Veneto e con tutti i Comuni. A Verona il Pd è all’opposizione, ma noi rispettiamo sempre anche chi fa scelte che hanno danneggiato l’Italia».

Già, però (articolo a destra) il capogruppo del Pd in Comune, Michele Bertucco, proprio nel giorno della visita di Renzi, ha annunciato le sue ragioni per il No al referendum. Renzi però non affonda il colpo. Ma anzi rilancia: «Noi diciamo: volete ridurre i costi della politica, sopprimere il Cnel, evitare il ping pong delle leggi con il bicameralismo paritario, volete un Senato che decide e maggiore stabilità? Votate Sì. In settant’anni di dopoguerra abbiamo cambiato 63 governi, di cui 15 negli ultimi vent’anni...».

TERZO MANDATO. Ma il dialogo con Tosi - e come una sorta di ricompensa per il sostegno del Fare! alle riforme - potrebbe portare Renzi a una legge per il terzo mandato di sindaci di città come Verona? Il che potrebbe portare a una ricandidatura di Tosi? «Queste sono decisioni del Parlamento», replica Renzi. «Rido quando qualcuno invoca leggi dal Governo, e magari sono gli stessi che dopo lo accusano di deriva autoritaria. In ogni caso, tutto dopo il 4 dicembre». Ma per Verona Renzi preferirebbe un candidato sindaco del Pd o un imprenditore? «Tempo al tempo. Lasciamo che siano i veronesi a decidere».

Enrico Giardini

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