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PARLA LEARDINI

«Ho denunciato
Giacino: ora
fatico a lavorare»

Leardini con i suoi avvocati, Avanzi e Pezzotti
Leardini con i suoi avvocati, Avanzi e Pezzotti
Leardini con i suoi avvocati, Avanzi e Pezzotti
Leardini con i suoi avvocati, Avanzi e Pezzotti

«Quella che presi all’epoca fu una decisione ponderata e sofferta per l’esposizione mediatica alla quale sarei andato incontro che avrebbe compromesso i rapporti personali, di lavoro e mi avrebbe esposto a forti ritorsioni. Ma sono sempre più convinto di quello che ho fatto e lo rifarei domani stesso». È iniziata così la dichiarazione di Alessandro Leardini, l’impresario edile che denunciò l’ex vice sindaco Vito Giacino e la moglie Alessandra Lodi per le tangenti che versò alla coppia «per evitare che il politico si mettesse di traverso» e rallentasse o bloccasse l’iter delle opere che le imprese di Leardini stavano realizzando all’epoca.

Il grande accusatore che ora, davanti al collegio presieduto da Paola Vacca, deve rispondere di due fatture del 2013 pagate all’avvocato Lodi per consulenze che, come è emerso nel corso del dibattimento, non furono mai effettuate: Leardini si avvale da sempre di un legale che segue tutta l’attività dell’imprenditore e che non ha mai collaborato con la moglie del politico. Perchè quelle fatture in realtà erano tangenti. Per le due pagate dalla Legnaghese Real Estate (11.500 euro) e dalla Belea Costruzioni Edili spa (8.500 euro) l’11 marzo 2013 risponde anche lui della «nuova concussione» e ieri ha chiesto di poter fare dichiarazioni spontanee.

SCOPERCHIATO IL SISTEMA. Seduto accanto ai suoi legali, Nicola Avanzi e Marco Pezzotti, un dimagrito Leardini ha spiegato al Tribunale e al pm Beatrice Zanotti il «dopo Giacino».

«Credo di aver scoperchiato un sistema di potere, mi sono esposto in prima persona anche se poi in molti ne hanno tratto vantaggio». E, aiutandosi con un brogliaccio, ha spiegato che da allora, da dopo la denuncia, ogni pratica è rallentata e lui è oggetto di pressioni «per togliermi dal mercato», che «i nostri progetti superano tutti i livelli tecnici, vengono approvati dalle commissioni edilizie ma poi sono bloccati a livello politico. Al punto che sto per riprendere i contatti con la Repubblica Ceca perchè qui faccio sempre più fatica a lavorare».

POLITICA E BOCCIATURE. È stato a questo punto che il presidente, dopo una brevissima sospensione, gli ha chiesto quali danni procura alla sua attività l’atteggiamento ostruzionistico che è una conseguenza della denuncia di malgoverno.

«Quando facciamo progetti, pur avendo istruttorie favorevoli, compresa quella della conferenza dei servizi, vengono poi bocciati o sospesi e le comunicazioni vengono inviate dopo settimane». E ha citato l’operazione di Montorio (uno dei piani Peep): «il travaglio è stato lungo, era stata approvata in commissione ma dopo la riunione di giunta l’assessore l’ha bocciata, non è mai successo. Ho anche cercato di seguire gli altri lottizzanti per trovare una soluzione, abbiamo chiesto un incontro che non è mai avvenuto». Poi la Passalacqua: «Per quello che riguarda i progetti edilizi, si tratta di lavori in permuta, abbiamo ottenuto il parere favorevole della commissione, l’assessore si è lamentato dicendo che il progetto fa schifo».

Un fiume in piena: «A me accadono cose che non succedono ad altri del mio settore, all’epoca di Giacino ero uno degli imprenditori più attivi della città, ora le difficoltà sono enormi».

«Cosa adottano nei suoi confronti le autorità comunali?», gli è stato chiesto.

«Ad esempio a Quinzano abbiamo l’approvazione degli uffici tecnici ma la questione non viene messa in discussione in giunta». Nessun’altra domanda: il processo riprenderà in marzo con la requisitoria del pm Zanotti e la discussione della parte civile (il Comune rappresentato da Giovanni Caineri). Le difese parleranno in maggio.

Fabiana Marcolini

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