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«Ho chiesto che gli organi
di Luca vengano donati»

Fiori, lumini e biglietti sul luogo della strage. A Barcellona, ma in tutta Europa, sono i giorni del dolore e del lutto
Fiori, lumini e biglietti sul luogo della strage. A Barcellona, ma in tutta Europa, sono i giorni del dolore e del lutto
Fiori, lumini e biglietti sul luogo della strage. A Barcellona, ma in tutta Europa, sono i giorni del dolore e del lutto
Fiori, lumini e biglietti sul luogo della strage. A Barcellona, ma in tutta Europa, sono i giorni del dolore e del lutto

Loro malgrado, anche quell’anonimo condominio di Borgo Roma, con il portoncino d’accesso adiacente un bar con le vetrate coperte dai colori dell’Hellas Verona, è diventato un simbolo, l’ennesima stazione dell’infinita via crucis delle vittime del terrorismo di matrice islamista che continua a seminare morte e dolore. Ai tavolini del bar i commenti sui fatti di Barcellona si mescolano alle previsioni sul match serale della squadra gialloblù con il Napoli.

Chiara Russo, sorella di Luca, il giovane ingegnere di Bassano del Grappa falciato dal furgone lanciato a folle velocità fra i turisti che che passeggiavano sulla Rambla della città catalana, vive in quell’appartamento insieme alla madre. Ieri a mezzogiorno le due donne hanno ricevuto la visita del sindaco Federico Sboarina e del viceprefetto Angelo Sidoti. Quando scende le scale, Chiara, tirocinante al polo chirurgico Confortini, tenta invano di dribblare le telecamere. Ai giornalisti, che insistono, dirà, poi, trattenendo la commozione, di aver chiesto che gli organi e i tessuti di suo fratello vengano donati. Una richiesta che la giovane ha già trasmesso anche al ministro degli Esteri Angelino Alfano dal quale, il giorno prima, ha ricevuto due telefonate.

«Il ministro», fa sapere, «ci ha detto che è a nostra disposizione per qualsiasi cosa, anche riguardo il nostro appello a donare gli organi e i tessuti di Luca, richiesta che verrà accolta, se sarà possibile... La nostra sollecitazione è già stata trasmessa al governo spagnolo». A questa richiesta lei tiene moltissimo. «Donare gli organi», confida, «significa dare al proprio congiunto la possibilità di continuare a vivere in qualcuno che di quegli organi ha bisogno, lo dico sempre in ospedale ai parenti». Chiara e suo fratello Luca erano molto legati. «Avevamo solo due anni di differenza e abbiamo sempre fatto tutto insieme... Anche se io lavoro a Verona e lui nel Padovano eravamo sempre in contatto». Insieme, tra l’altro, avevamo pianificato il viaggio a Barcellona con Marta».

Sono molti i ricordi che affiorano. «Era intelligente, bravo, si era laureato brillantemente dopo cinque anni esatti... Sarebbe stato un papà perfetto, non aveva mai dato nessuna preoccupazione ai nostri genitori».

Una perdita assurda, e in una dichiarazione all’Ansa, Chiara esprime tutta la sua ribellione di fronte a qualcosa che non si può accettare: «Non voglio che mio fratello diventi un numero fra tanti, deve cambiare qualcosa, non è questo il modo di vivere dobbiamo avere la libertà di viaggiare, di conoscere il mondo. Spero che i ministri europei cerchino di difenderci, di salvaguardare questo nostro diritto».

A Barcellona, per le pratiche di riconoscimento, è intanto volato il loro papà, Simone. «Stiamo aspettando», aggiunge la ragazza, «sul rientro della salma non abbiamo ancora notizie certe, anche perché ci hanno detto che si dovrà fare l’autopsia». La fidanzata di Luca, Marta Scomazzon, ricoverata per due piccole fratture, sarà dimessa presto, forse già domani. Soltanto ieri mattina le hanno detto che il suo compagno non c’è più.

Ieri a mezzogiorno, il sindaco Sboarina, accompagnato dal viceprefetto Angelo Sidoti, si è recato a Borgo Roma per far visita alla madre e alla sorella della vittima dell’attacco terrorista rivendicato dall’Isis. «Sono andato a portare le mie condoglianze alla mamma e alla sorella di Luca Russo», fa sapere il primo cittadino uscendo dal condominio. «Una famiglia distrutta e la vita spezzata di un giovane ragazzo», esclama, «sono due atrocità a cui non ci dobbiamo arrendere, i nostri valori cattolici e democratici saranno più forti di questa barbarie. Dobbiamo fare di tutto», continua, «perché la giovane vita di Luca Russo non sia cessata invano, sono personalmente vicino al dolore immane dei familiari, il Comune e la nostra comunità veronese non lasceranno sole queste persone».

Da venerdì e fino alla fine del lutto nazionale spagnolo, proclamato dal premier Mariano Rajoy dopo la strage di Barcellona, anche le bandiere italiana, veneta e cittadina di Palazzo Barbieri e quelle sopra Porta Nuova, rimarranno a mezz’asta. «La città di Verona», si legge in una nota del Comune, «partecipa al cordoglio internazionale per i gravi fatti di Barcellona, in cui hanno perso la vita anche cittadini italiani».

Enrico Santi

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