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Gli studenti: «Risse ogni giorno
In stazione serve un presidio»

Studenti in attesa dell’autobus in piazzale Venticinque aprile davanti alla stazione di Porta Nuova
Studenti in attesa dell’autobus in piazzale Venticinque aprile davanti alla stazione di Porta Nuova
Studenti in attesa dell’autobus in piazzale Venticinque aprile davanti alla stazione di Porta Nuova
Studenti in attesa dell’autobus in piazzale Venticinque aprile davanti alla stazione di Porta Nuova

È al centro della cronaca di questi giorni, a causa della violenta rissa scoppiata tra da due persone, con tanto di pistola estratta da uno e puntata dritta al viso dell’altro. Ma il terminal degli autobus davanti alla stazione, che sta facendo il giro del web nei video postati sui social in cui sono stati ripresi quegli attimi da “far west”, è frequentato soprattutto da centinaia di studenti che qui arrivano e partono tutti i giorni per le scuole della zona e del centro. E che si trovano a dover convivere quotidianamente con episodi simili, seppur minori.

L’età è quella che va dai 14 ai 18 anni. Zaino in spalla, in gruppi, con passo veloce o rilassati a chiacchierare: solo qualcuno ha assistito alla rissa in prima persona. Ma non c’è studente che non abbia vissuto quelle scene rivedendole nei telefonini. «Questo fatto non mi ha spaventato più di tanto: le risse qui sono all’ordine del giorno, così come le facce poco raccomandabili che girano. Ma abbiamo imparato a conviverci: basta non dare confidenza a nessuno», spiega Irene, 16 anni, al secondo anno del liceo artistico Nani-Boccioni. «Ci ignoriamo a vicenda ed è sempre filato tutto liscio», aggiunge Amin, 16 anni, studente del Marconi. «Ero su quello stesso marciapiede solo cinque minuti prima che scoppiasse la rissa. Ho visto arrivare la polizia in un baleno, hanno fatto davvero in fretta», aggiunge Martino Maoli, 18 anni.

Gli studenti, raccontano anche di gruppi poco raccomandabili, ma decisamente riconoscibili da cui hanno imparato a stare alla larga. E del giro di stupefacenti che avrebbe come fulcro la stazione salvo poi diramarsi anche fuori dagli istituti della zona.

Più rammaricati che impauriti, comunque, molti dei giovani ieri in attesa di rientrare a casa dalla scuola concordavano sul fatto che, come richiesto dal sindaco Federico Sboarina, una presenza maggiore di divise sarebbe gradita. «Vediamo molti vigili e anche volanti della polizia, ma passano, non c’è un presidio fisso. Se ci fosse l’esercito, sarebbe una tutela in più, ne sarei contento», è il parere di Pietro, 17 anni, del Marconi, condiviso da molti altri compagni. «Per ora non sono ancora iniziati. Ma più avanti avrò dei corsi al pomeriggio e mi troverò a dover prendere l’autobus qui in stazione anche alle 17, con il buio o quasi. Allora sì che mi farebbe davvero piacere una maggiore presenza di forze dell’ordine», chiede Genny, 16 anni, del Nani–Boccioni.

I più, raccontano di non aver affrontato la questione con i genitori. Alcuni volutamente, per paura di scatenare reazioni protettive e, di conseguenza, restrittive. «Per fortuna non hanno saputo nulla di ciò che è accaduto, altrimenti probabilmente non mi permetterebbero più di venire a prendere l’autobus in stazione e mi dirotterebbero su altre linee. Ma qui è più divertente perché ci sono tanti studenti. Risse ne ho viste parecchie ma non sono mai rimasta coinvolta», spiega Ionela, 15 anni, che frequenta il Maffei. Per molti, tuttavia, il terminal davanti alla stazione è un crocevia obbligato o quasi. «Abito a Zevio e gli autobus partono proprio da qui, evitarla come zona sarebbe davvero complicato perché la tratta urbana converge in stazione», aggiunge Joanna, iscritta all’Einaudi. «Io invece ne ho parlato con i miei genitori, speravo di convincerli a prendermi il motorino per andare a scuola. Erano spaventati ma, evidentemente, la strada fa più paura ancora, perché sono di nuovo sul bus», ironizza Gianluca, 17 anni.

Ilaria Noro

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