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Gli addetti ai lavori sono divisi,
preoccupa il numero di assistiti

Tanto tuonò che piovve. La maxi Ulss Scaligera è legge e arrivano i primi commenti dagli addetti ai lavori.

«La riforma è fatta, non ci resta che lavorare perchè abbia il minimo impatto negativo su cittadini e lavoratori» sono le parole di Sante Olivato, responsabile del settore Sanità pubblica di Cgil.

Preoccupa la nuova Azienda che dovrà servire oltre 900mila persone «in un territorio che non è omogeneo. Sarebbe stato meglio dividere l’area in due Ulss, lo abbiamo sempre sostenuto», continua. Ma non è l’unico cruccio: «Da quel che ho capito», prosegue Sonia Todesco, segretario di Ggil Funzione pubblica, « si apre un periodo provvisorio. La conferenza dei sindaci potrà fare richiesta che la giunta regionale valuti nuove organizzazioni sul territorio. Avevamo dato per certa la Ulss provinciale e stavamo organizzandoci per via dei fondi, dei contratti integrativi da uniformare... C’è molta confusione».

Massimo Castellani, segretario generale di Cisl, la mette sul piano della disparità. «A Verona un’unica Azienda, a Venezia e Vicenza due. E stiamo parlando di dimensioni territoriali e bacino d’utenza analoghi. Significa che si è dato un premio politico a qualcuno», è il primo commento. Poi parla anche lui della geografia. «Verona è composta a nord da aziende convenzionate, come Peschiera e Negrar, e al sud da aziende pubbliche. Un’unica Ulss metterà il territorio che va da Soave a Villafranca e a Legnago in una condizione di minore attenzione».

Fa un esempio. «Se a Legnago sto intervenendo chirurgicamente è ho bisogno che l’Anatomia patologia analizzi un linfonodo sentinella per capire se devo asportare tutto, il linfonodo sentinella dovrà partire per Verona e poi tornare indietro». La scelta centralizza, afferma, ha un unico motivo di carattere economico: «La presenza di attività privata convenzionata nel sud, ovest e est della Provincia».

Roberto Mora, presidente dell’Ordine dei Medici, è raggiunto dalla notizia mentre si trova a Roma e fa qualche considerazione tra un convegno e l’altro. «Se il fine è unificare uffici e risparmiare sul personale amministrativo per liberare risorse da destinare all’assunzione di medici e infermieri, la riforma è una buona cosa», commenta.

E torna sugli sprechi dell’edilizia sanitaria, settore in cui «Il Veneto ha fatto grossi investimenti e si trova col paradosso di avere tante strutture, però vuote. Come il polo chirurgico Confortini, dove su 36 sale operatorie ne funziona poco più della metà». Per quanto riguarda la struttura di gestione Azienda Zero «se l’effetto sarà tentare di risparmiare, sono favorevole. Certo, il rischio è che accentrando tutto nelle mani di poche persone gli acquisti non vengano solo guidati da criteri economici».

Laura Perina

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