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La bufala del 109enne

Gino Bolognese,
il calciatore
che visse 2 volte

La bufala del 109enne
Gino Bolognese con la maglia del Padova
Gino Bolognese con la maglia del Padova
Gino Bolognese con la maglia del Padova
Gino Bolognese con la maglia del Padova

L'uomo che visse due volte. Non è il film di Harry Lachman, ma quello che può accadere nell'epoca delle fake news in cui un calciatore viene dato per vivo e vegeto a 109 anni quando risulta morto quasi 76 anni fa.

 

I FATTI. Una agenzia, lanciata nel primo pomeriggio di oggi, dal titolo: «Bolognese, fa 109 anni, il più vecchio calciatore vivente», sta facendo il giro della rete. La notizia, diffusa appunto da una agenzia e diventata velocemente virale sui siti e sui social, parla di «Gino Bolognese nato a Nogara, provincia di Verona il 23 febbraio 1910» che sarebbe «il più vecchio calciatore italiano esistente».

 

L'articolo prosegue con i dettagli della carriera sportiva e si annota che «è uno sportivo a tutto tondo e abbandonato il calcio professionistico continua a condurre una vita sana e dettata dallo sport, dall’attività fisica e da regole precise. Perché il segreto di tanta longevità è uno solo: mai una sigaretta in bocca, pasti frugali e un buon bicchiere di vino».  E non mancano nemmeno i dettagli personali per le celebrazioni: «Bolognese trascorrerà il suo compleanno con i familiari, circondato dall'affetto di chi gli vuole bene e ricordando i momenti belli, ma anche quelli meno felici di ben 109 anni di vita. Sopravvissuto a due guerre mondiali Gino Bolognese è una pagina di storia vivente».

 

PICCOLO PROBLEMA: Gino Bolognese non è affatto vivente. Come riporta infatti un articolo de L'Arena del 2009 all'interno della serie «Volti di Nogara», il collaboratore Giordano Padovani, ne fa un ritratto puntuale tra i personaggi del Paese raccontandone però anche la tragica fine datata  6 settembre 1943. «Verso sera, la sua moto a Goito, nel Mantovano, finì contro un platano, dopo uno scontro con un carretto. Si viaggiava a fari spenti, per l’oscuramento contro i bombardamenti aerei, e questa sembrò la causa dell’incidente. Bolognese morì sul colpo. La bara con il suo corpo arrivò a Nogara su un camioncino la mattina del 9 settembre», scrive Padovani che chiama in causa anche un testimone oculare di quell'incidente: «"C’ero anch’io, quel giorno, nel gruppetto di persone che aspettava l’arrivo del feretro all’ingresso del paese, sulla strada da Mantova", racconta Bruno De Vincenzi, 85 anni. "La nostra attesa venne interrotta dall’arrivo di due autocarri carichi di soldati tedeschi che spararono alcuni colpi di arma da fuoco perché era vietato fare assembramenti. Immediatamente ci fu un fuggifuggi generale. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine del prete che, per il terrore, si buttò in un fosso. Più tardi, alla spicciolata, andammo in chiesa per i funerali. C’era poca gente: la paura aveva tenuto a casa molti"». 

G.Coz

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