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ABORTO PROGRAMMATO

Ginecologi,
gli obiettori
sono oltre l’80%

Neonati in un ospedale del territorio veronese
Neonati in un ospedale del territorio veronese
Neonati in un ospedale del territorio veronese
Neonati in un ospedale del territorio veronese

Nel Veronese 54 dei 66 medici in servizio nelle unità operative di ostetricia e ginecologia sia dell’Azienda sanitaria, che gestisce gli ospedali cittadini di Borgo Trento e Borgo Roma, che delle tre Ulss provinciali, la 20, la 21 e la 22, che stanno per essere fuse in una unica, sono obiettori di coscienza.

L’82 per cento di coloro che dovrebbero gestire le interruzioni volontarie di gravidanza, insomma, non vogliono assumersi tale compito.

Una percentuale che è in leggera diminuzione rispetto a quella di qualche anno fa ma che comunque costituisce una dimostrazione evidente di quanto il tema degli aborti sia ancora molto sentito.

Anche fra coloro che sarebbero deputati, in quanto dipendenti di strutture sanitarie pubbliche, a seguire le interruzioni spontanee di gravidanza in base ad una legge, la 194, che è stata adottata ancora nel 1978.

Il tema dell’obiezione di coscienza sugli aborti è tornato prepotentemente di attualità in questi giorni, in seguito a quanto denunciato da un uomo che aveva portato la moglie in ospedale a Catania per complicazioni legate ad una gestazione gemellare. Problemi che, stando al denunciante, non sarebbero state affrontate nella maniera adeguata a causa del non intervento di un medico. «Sono un obiettore di coscienza, non posso intervenire fino a quando c’è un battito di vita», avrebbe affermato il dottore.

E a causa della sua decisione di non sacrificare uno dei due feti sarebbe deceduta anche la madre. Al di là del caso in sé, sul quale sono ora in corso indagini da parte della magistratura, questo avvenimento ha avuto il potere di riaccendere i riflettori, 38 anni dopo l’entrata in vigore della legge, su un tema che ha avuto e continua ad avere il potere di scuotere le coscienze.

Un argomento, quello degli aborti voluti e non conseguenti a situazioni di emergenza, che nel Veronese è fonte di grandi contrarietà soprattutto fra chi opera in ambito sanitario. Per quanto riguarda l’Azienda ospedaliera, a Borgo Trento 13 dei 14 medici dell’ostetricia-ginecologia sono obiettori di coscienza, mentre a Borgo Roma il loro numero è percentualmente più basso, 8 su 13. All’Ulss 20, che ha sede a Verona ed opera nell’Est della provincia, gli obiettori sono 10 su 13, tale scelta l’hanno fatta anche 11 anestesisti su 21 e 29 dei 57 paramedici in servizio, e alla 21 di Legnago 11 dirigenti medici su 13 non effettuano aborti, mentre gli obiettori fra gli anestesisti sono solo 1 su 22 e fra gli infermieri ed operatori 18 su 27. Fra le aziende sanitarie locali quella meno abortista è sicuramente quella di Bussolengo, la 22. Qui, sono obiettori 14 ginecologi su 15, 11 anestesisti su 15 e tutti gli infermieri.

Evidentemente non è un caso, quindi, che in alcuni casi le aziende abbiano dovuto, per garantire l’espletamento di quello che per legge è un diritto, ricorrere a consulenze esterne, stipulando per questo convenzioni con altre realtà, anche di fuori provincia. D’altro canto, va sottolineato che i dati mostrano come il fenomeno degli aborti volontari stia registrando a Verona e provincia un andamento in costante diminuzione, in conseguenza di un lavoro di prevenzione nelle scuole e nei consultori che fa si che esso sia nell’alveo di un valore medio nazionale di abortività, così si chiama la percentuale di interruzioni volontarie di gravidanza rispetto al numero di abitanti, che è fra i più bassi d’Europa.

Gli ultimi dati, quelli relativi al 2015, parlano di 16 aborti voluti a Borgo Trento, 691 a Borgo Roma, 139 all’Ulss 20, dove ci sono stati 1661 parti, 104 alla 21, a fronte di 872 parti, e 35 alla 22, rispetto a 657 parti.

Luca Fiorin

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