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Gentiloni: «Qui a Vinitaly c’è l’Italia che vince»

Il premier Gentiloni con il presidente Danese, il viceministro Andrea Olivero e l’on. Alessia Rotta MARCHIORIIl presidente Paolo Gentiloni nello stand dell’Umbria: ha visitato le regioni colpite dal terremoto
Il premier Gentiloni con il presidente Danese, il viceministro Andrea Olivero e l’on. Alessia Rotta MARCHIORIIl presidente Paolo Gentiloni nello stand dell’Umbria: ha visitato le regioni colpite dal terremoto
Il premier Gentiloni con il presidente Danese, il viceministro Andrea Olivero e l’on. Alessia Rotta MARCHIORIIl presidente Paolo Gentiloni nello stand dell’Umbria: ha visitato le regioni colpite dal terremoto
Il premier Gentiloni con il presidente Danese, il viceministro Andrea Olivero e l’on. Alessia Rotta MARCHIORIIl presidente Paolo Gentiloni nello stand dell’Umbria: ha visitato le regioni colpite dal terremoto

Una visita «per dare una mano e portare un messaggio di solidarietà e vicinanza alle aziende che lavorano nelle terre dell’Italia centrale colpite dal terremoto». Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni - «Non so per quante ore, giorni o settimane ancora lo sarò» dirà più tardi chiudendo il convegno “Investire nel vino“ - arriva al Vinitaly in tarda mattinata. Con i cronisti evita ogni riferimento al delicato momento politico. E a chi lo stuzzica ricordandogli che il giorno prima «il patto dell’Amarone» tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio non c’era stato, risponde limitandosi a elogiare l’«ottimo profumo» di un calice di Trebbiano Spoletino. Ad accoglierlo ci sono il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i deputati del Pd Alessia Rotta, Vincenzo D’Arienzo e Gianni Dal Moro. Davanti al padiglione del Veneto incrocia il presidente della Regione Luca Zaia. L’incontro è cordiale, una stretta di mano e uno scambio di battute. Gentiloni gli segnala un’azienda di Frascati gestita da «ragazzi in gamba che producono un ottimo vino». Il governatore lo invita negli stand del Veneto. Ma non sono previsti fuoriprogramma. La visita del premier, che dopo le dimissioni di Maurizio Martina ha tenuto per sé la delega alle Politiche agricole, ha uno scopo preciso: incoraggiare i viticoltori di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria. «Quella del vino è l’Italia vincente, una storia che nasce da una sapienza antica e dal legame con il territorio» ripete. Si sofferma negli stand di varie aziende, Rieti, Spoleto, Giano dell’Umbria, Montefalco... Ai produttori assicura che «non saranno lasciati soli». Nel padiglione del Lazio ad accoglierlo c’è anche Renato Brunetta. L’ex ministro di Forza Italia, su un ettaro di terreno fuori Roma produce il suo Mater Divini Amoris. Il premier si limita a qualche assaggio e sembra prediligere i bianchi. Ma il giornalista-enologo Bruno Vespa gli propone un Primitivo di Manduria. «Le sembrava preoccupato?» gli chiedono poi i cronisti: «La virtù di Paolo Gentiloni», risponde il conduttore di Porta a porta, «è di mantenere serenità, aplomb personale e istituzionale e la gente lo apprezza». Il tour negli stand prosegue fra strette di mano, selfie con gli espositori e qualche applauso. L’arrivo di Gentiloni, accompagnato da Danese e dal viceministro alle politiche agricole Andrea Olivero, coglie i presenti di sorpresa. «Chi è? Mattarella?» chiede un visitatore. C’è chi sbuffa per il corteo che blocca il corridoio ma poi mostra trionfante una foto ricordo sullo smartphone. Niente a che vedere, però, con l’impatto dell’irruzione domenicale di Salvini e Di Maio che aveva messo a dura prova le forze dell’ordine, lo staff della Fiera e l’esercito di giornalisti a caccia dello sperato brindisi tra il leader leghista e quello pentastellato. La visita di Gentiloni procede senza scossoni. Dell’unica sorpresa è protagonista l’artista siciliana Angela Testa che regala al premier una vistosa ceramica dedicata alle «teste di moro» di Caltagirone. L’ultima tappa è in auditorium, al convegno promosso dall’Unione italiana vini. «Non avrei mai pensato di venire qui da ministro dell’Agricoltura». E prosegue: «In questo settore l’Italia dimostra che non è seconda a nessuno». Il premier lancia un monito a chi guiderà il governo dopo di lui: «Abbiamo bisogno che gli sforzi fatti in questi anni dalle nostre famiglie, dalle nostre imprese e dalle nostre comunità per rimettere in piedi un Paese dopo una crisi difficilissima non vengano dispersi. Questa Italia ha bisogno di proseguire in un cammino positivo che ci rende forti e competitivi nel mondo». E conclude: «Uno dei proverbi più famosi è in vino veritas, e se c’è una veritas è che questa realtà ha bisogno di un contesto in cui il lavoro fatto non venga disperso, senza incognite geopolitiche, senza dazi, chiusure e tariffe, ma con la tutela dei prodotti». •

Enrico Santi

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