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Fuortes, una ricetta alla romana per l’Arena

Carlo Fuortes, commissario a Verona e sovrintendente a Roma
Carlo Fuortes, commissario a Verona e sovrintendente a Roma
Carlo Fuortes, commissario a Verona e sovrintendente a Roma
Carlo Fuortes, commissario a Verona e sovrintendente a Roma

Tagli di spesa (personale e anche servizi) per tappare i buchi. E investire sul marketing per vendere il più possibile biglietti. Ma anche un’ipotesi di rilancio, dopo tre anni, con nuove produzioni. Sul modello-Roma. Si stringe il cerchio per la cura-Fuortes alla Fondazione Arena in crisi, a meno di un mese dal 24 giugno. Il giorno della «prima» del festival in Arena, quest’anno di 47 serate invece delle 54 degli anni scorsi. Una cura dimagrante su più fronti, per accedere ai contributi della legge Bray. Che dà soprattutto la possibilità di rinegoziare i mutui con le banche, con tasso dello 0,5 per cento con la Cassa depositi e presti, spalmandoli su trent’anni.

IL PIANO IN NUMERI. Via dunque ai tagli del costo del personale, con quattro milioni in meno in tre anni, dal 2016 al 2018. E intanto cominciare a coprire i debiti con banche e fornitori, pari a 24 milioni. Poi ci sarebbe un tentativo di rilancio. È tutto contenuto nei documenti, con una miriade di numeri, consegnati dal commissario straordinario Carlo Fuortes ai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fials, che entro il 10 giugno Fuortes vuole sottoporre al ministero e ai revisori dei conti.

IL PERSONALE. Mentre proliferano le cause vinte dai lavoratori precari che così vengono assunti - e questo sarà uno degli scogli principali per la gestione della Fondazione futura - Fuortes pone come primo punto quello di ridurre il costo del personale, nel triennio 2016-2018. Ha già detto che due mesi di lavoro, in inverno (dove resta la stagione al Teatro Filarmonico) verranno tagliati, e questo porterà a una riduzione del 16 per cento del costo di tutti i dipendenti (oggi 283, stabili). Poi, rispetto al bilancio preconsuntivo del 2015 in cui il costo del personale è stato di 24,7 milioni, si punta ad arrivare al 2018 con un costo di 20,3 (4,4 in meno) passando dai 21,9 milioni quest’anno e poi scendendo ai 20,5 del 2017.

SPINGERE SUL MARKETING. Tra gli obiettivi, ridurre i costi in generale. Spicca il taglio dai 6,5 a 5,8 di quelli dei servizi; da 1,9 a 1,4 milioni quello per godimento beni di terzi. Raddoppia invece la previsione di spesa per il marketing e questo è un segnale che inverte la tendenza: dai 361mila euro attuali ai 750mila del 2017 e del 2018.

I costi di produzione - artisti scritturati, allestimenti, trasporti e facchinaggio, diritti d’autore, affitti e noleggi, altri costi - calano nel 2016 da 8,9 a 8,1 milioni, ma si rialzano nel 2017 (8,9) e nel 2018 (9,2). Anche in questo caso dunque si punta a crescere, ripristinando i cast ai valori storici e con ipotesi di realizzare due nuovi allestimenti di opere, entro il 2018.

ROMA INSEGNA. Fuortes, su questo fronte, da sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, ha ottenuto un successo rilevante, anche al botteghino, con la Traviata in edizione speciale mettendo insieme arte, musica, stile, costumi di Valentino e celebrità coinvolte. Fuortes ha recentemente dichiarato a Repubblica-Roma che a Roma, dopo il risanamento dei debiti grazie alla legge Bray, i bilanci del Teatro dell’Opera del 2014 e del 2015 sono andati in equilibrio. E gli spettatori hanno avuto un incremento del 37,2 per cento, gli incassi del 40,2. «Gli accordi sindacali hanno funzionato», ha detto.

L’ANDAMENTO. A Verona nel 2015 il totale dei ricavi (da vendita di biglietti e abbonamenti 21,9 milioni; altri ricavi: 5,7) e dei contributi (19,7 milioni di cui 11,8 del Fus, che calerà a 11,4 nel 2017 e nel 2018 perché da quest’anno ci saranno sette recite in meno) è stato di 47,3 milioni. Netto calo quest’anno, nelle previsioni, a 41,9 (20,3 biglietti e 17,6 contributi), poi ancora giù a 40,4 nel 2017 (20,9 e 15,6) fino a 39,9 del 2018 (21,5 e 14,5).

Sul fronte del personale, su proposta dai sindacati, è possibile un aumento dell’integrativo, per compensare il part time verticale che comporta un meno 16 per cento di stipendio. Si prevedono poi incentivi all’esodo e prepensionamenti. In aggiunta alla manovra sul personale, Fuortes presenta altre misure: marketing mirato per implementare gli incassi. Poi, niente tournèe in Italia e all’estero e basta affitto di 450mila euro al museo Amo di Palazzo Forti e trasferimento a terzi della gestione extra lirica: qui spese azzerate. Ancora: contributo comunale di 1,5 milioni nel 2016 e di 300mila euro dal 2017; mantenimento dei contributi di Agsm per il triennio 2015-17 (6,8 milioni) e ipotesi di nuovi soggetti dal 2018.

CASO PETRUZZELLI. Intanto, il sindaco Flavio Tosi commenta un articolo di Repubblica di sabato. In cui si parla delle vertenze con i lavoratori del Teatro Petruzzelli di Bari (in cui operò come commissario Fuortes), di cui 21 già vinte dai ricorrenti, «tutte in mano allo stesso avvocato della Cgil», come ha scritto il giornalista Francesco Merlo, ricordando che esse «imporranno la riassunzione di 181 persone tra orchestrali e altre figure. Seguiranno i licenziamenti collettivi e la morte di un’istituzione storica». Tosi: «È la dimostrazione di squilibri strutturali nel tempo, con gestioni sindacali e accordi contrattuali dissennati».

Enrico Giardini

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