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LA CRISI DELL’ENTE LIRICO

Fondazione Arena
I lavoratori:
il presidio trasloca

Striscioni alle finestre della Fondazione Arena in via Roma, occupata da metà novembre FOTO MARCHIORI
Striscioni alle finestre della Fondazione Arena in via Roma, occupata da metà novembre FOTO MARCHIORI
Striscioni alle finestre della Fondazione Arena in via Roma, occupata da metà novembre FOTO MARCHIORI
Striscioni alle finestre della Fondazione Arena in via Roma, occupata da metà novembre FOTO MARCHIORI

Il presidio dei lavoratori della Fondazione Arena cambia sede. Dalla sala Fagiuoli in via Roma, dov’è partito il 13 novembre scorso, alla sala Bra, in via Torre Pentagona, dietro il Palazzo della Gran Guardia. Lo hanno deciso, dopo quasi quattro mesi, gli stessi dipendenti della Fondazione, che ieri mattina si sono riuniti in assemblea al Teatro Filarmonico. Una decisione controversa, che ha provocato molti mal di pancia tra i lavoratori e discussioni accese durante e dopo l’incontro.

La giornata era partita in salita già all’inizio dell’assemblea, alle 11, con i lavoratori stagionali bloccati fuori dal Filarmonico dal personale di sorveglianza. Un possibile incidente diplomatico, che è rientrato quando, dopo un giro di telefonate tra il direttore operativo Francesca Tartarotti e i vertici della Fondazione, gli stagionali sono stati fatti entrare.

Il confronto è durato dalle 11,30 fino alle 13,30. Al termine, la decisione è stata presa. I sindacati hanno spiegato di ritenere «l’esperienza intrapresa con l assemblea permanente dei lavoratori di grande valore sindacale, culturale e umano che rafforza la convinzione di una trattativa orientata al mantenimento della integrità del teatro, della salvaguardia dell'occupazione e del rilancio artistico».

I tempi per avviare il dialogo, però, sono ora più che maturi. «Con l’obiettivo di non fornire alibi alla discussione nel merito della vertenza in atto, riteniamo temporaneamente trasferita l’assemblea permanente dall’attuale sala Fagiuoli alla sala Bra», spiegano i rappresentanti di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal. «Respingiamo inoltre le critiche per le quali viene attribuito al presidio un elemento di ostacolo alle trattative».

I sindacati, infine, si dicono contrari «al concetto di privatizzazione del bene pubblico apparso sulla stampa di questi giorni, che è cosa ben diversa da un auspicabile contributo di quelle realtà economiche territoriali beneficiarie finora dell’indotto dell’Arena». Un riferimento alla proposta dell’imprenditore Giuseppe Manni e degli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani, contenuta in una lettera aperta comparsa nei giorni scorsi su L’Arena. Sembra invece aver riscosso maggior consenso, nelle discussioni a latere dell’assemblea, l’appello alla città per costruire un futuro della Fondazione, lanciato da Sergio Noto, docente di Storia economica all'Università di Verona e da Roberto Fasoli, ex consigliere regionale del Pd. Una proposta, che «aiuta di più la trattativa e la discussione all’interno del percorso Bray».

Proprio questo percorso prevede di ridurre fino al 50 per cento il personale tecnico e amministrativo, cioè 65 lavoratori sui 283 totali, di cui 51 verrebbero ricollocati nella società statale Ales e 14 pensionati. Anche di questo si tornerà a parlare oggi, nel corso dell’incontro tra i sindacati e la Tartarotti. All’ordine del giorno, in particolare, uno dei punti più urgenti: la discussione sui contratti a termine. Nel periodo estivo, infatti, i lavoratori salgono da 280 a un migliaio circa attraverso i dipendenti stagionali: i primi tecnici di manutenzione e attrezzisti normalmente entrano in attività già ad aprile, per poi proseguire in maggio con il coro e in giugno con il ballo e l’orchestra. La stagione è alle porte, e i tempi stringono.

Manuela Trevisani

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