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Fondazione Arena, Polo sicuro
«Ormai siamo usciti dal tunnel»

Il sovrintendente Polo in primo piano; da sinistra Maccagnani, Manni e Lambertini in sala blu FOTO MARCHIORI
Il sovrintendente Polo in primo piano; da sinistra Maccagnani, Manni e Lambertini in sala blu FOTO MARCHIORI
Il sovrintendente Polo in primo piano; da sinistra Maccagnani, Manni e Lambertini in sala blu FOTO MARCHIORI
Il sovrintendente Polo in primo piano; da sinistra Maccagnani, Manni e Lambertini in sala blu FOTO MARCHIORI

Primo e inaspettato faccia a faccia in commissione consiliare tra il sovrintendente della Fondazione Arena, Giuliano Polo, e la «troika» di imprenditori e professionisti, Giovanni Maccagnani, Giuseppe Manni e Lamberto Lambertini, che nei mesi scorsi avevano ipotizzato la costituzione di Arena Lirica Spa. Ipotesi che Polo, alla sua prima uscita ufficiale, qualche settimana fa, aveva liquidato come «impraticabile».

A sorpresa, Polo, che un paio d’ore prima aveva relazionato, su richiesta delle minoranze, nella commissione cultura presieduta da Rosario Russo, si è seduto al tavolo accanto a Maccagnani, Manni e Lambertini anche nella seconda audizione (sempre voluta dall’opposizione) loro dedicata nella commissione presieduta da Cristiano Maccagnani, fratello di Giovanni. E il primo impegno, da entrambe le parti, è stato di «mettere da parte polemiche inutili». Inutili anche perché il sovrintendente sottolinea più volte che la Fondazione sta ormai uscendo dalle secche della crisi in cui era precipitata. Inutile, quindi, a questo punto, pensare a nuovi assetti gestionali.

«Il nostro», esordisce Lambertini, «era un ragionamento riservato ai soci, l’ipotesi prevedeva una gestione manageriale più leggera, ma anche la nomina di un direttore d’orchestra stabile, cosa che aveva contribuito a far arrivare a livelli altissimi l’Accademia di Santa Cecilia a Roma». «Mi fa piacere», sorride Polo, «perché della Santa Cecilia sono stato dirigente apicale». E ribadisce: «La scelta del ministero, per il salvataggio della Fondazione, è stata quella di rimanere nell’ambito del sistema del comparto pubblico ... E io sono l’esecutore».

In precedenza il sovrintendente aveva tracciato un quadro tutto sommato roseo della situazione. E inizia parlando di «discreto successo» della stagione invernale al Filarmonico, «grazie ad un cast di primo livello e a un afflusso di pubblico, anche nuovo e giovane, cosa che ci riempie di soddisfazione, aumentato del 7 per cento». Si prevede inoltre un attivo per 350mila euro nel preconsuntivo 2016. E una boccata d’ossigeno arriva anche dall’impegno di Palazzo Barbieri a sgravare la Fondazione dai costi dell’affitto del museo Amo, per la cui gestione, si effettuerà un aumento medio di un euro a biglietto. Inoltre la Fondazione riceverà un milione e 100mila euro a titolo di rimborso dei costi di smontaggio e montaggio del palco in occasione degli eventi extralirici. Gli investimenti per il marketing saranno implementati di 350mila euro.

«Il piano di risanamento avviato e l’assegnazione, che mi sento di definire sicura», continua Polo, «dei 10 milioni richiesti nell’ambito della legge Bray ci permetteranno di risanare in modo stabile i bilanci della Fondazione e di stabilizzare il debito di 28 milioni, portandolo in ambiti assolutamente fisiologici».

Ora, sottolinea, la grande sfida da vincere, invertendo la tendenza degli ultimi anni, è in Arena. «La percentuale media di riempimento dell’anfiteatro», spiega, «si era attestata al 55 per cento, circa seimila spettatori a serata che sarebbero moltissimi in qualsiasi altro luogo del mondo, ma non in Arena... Negli anni belli, questo dato era del 70 per cento, ma si era arrivati all’80, ma non dimentichiamo che, in mezzo, c’è stata una crisi economica epocale che ha cambiato il mondo, quindi invertire la tendenza sarebbe già un successo: ci conforta il fatto che il marchio dell’Arena gode di grande reputazione a livello internazionale». Il primo segnale di discontinuità è il nuovo allestimento - «Era da cinque anni che non se ne facevano» - per il Nabucco che inaugurerà il festival areniano, coprodotto dal Teatro Malinovskji di San Pietroburgo. E in commissione, Polo anticipa che l’opera inaugurale nel 2018 sarà la Carmen.

E sulla «dolorosa scelta» di liquidare il corpo di ballo, Polo spiega: «Nel 2016 i componenti erano 18, dieci dei quali stabilizzati dal giudice. In 12 hanno accettato l’accordo di transazione che prevede il versamento di 70mila euro netti e la garanzia all’assunzione stagionale per 120 giorni l’anno».

Enrico Santi

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