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«Farah venne già aiutata, diamole la cittadinanza»

Farah, la ragazza pakistana studentessa a Verona
Farah, la ragazza pakistana studentessa a Verona
Farah, la ragazza pakistana studentessa a Verona
Farah, la ragazza pakistana studentessa a Verona

«Subito la cittadinanza italiana a Farah per farla tornare al più presto a Verona». Lo chiede l’assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco, capogruppo di Fdi al Senato, in merito alla vicenda della ventenne pakistana che risulta segregata a Lahore in Pakistan dove sarebbe stata costretta ad abortire dai suoi familiari decisi a troncare la sua relazione con un coetaneo veronese. Una richiesta condivisa da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, che ha annunciato di voler sollecitare in tal senso i ministri degli Esteri Alfano e degli Interni Minniti. Il Comune aveva seguito la storia della studentessa da quando aveva il fidanzato aveva denunciato alla polizia che la famiglia impediva a Farah di uscire di casa. Si era così messo in moto il protocollo dei Servizi sociali per le donne maltrattate e la giovane era stata portata in luogo protetto, prima alla Casa della Giovane, nel settembre dell’anno scorso, dove era rimasta per otto giorni, e poi trasferita in un altro rifugio per l’accoglienza delle donne vittime di violenza. Ma lo scorso 9 gennaio Farah aveva lasciato di sua volontà quell’appartamento, dicendo che si era riconciliata con la famiglia. Tanto che aveva poi accettato di passare un periodo con i congiunti in Pakistan. Una decisione che era stata fortemente sconsigliata alla giovane da parte delle operatrici di Petra, che temevano quello che poi in effetti è accaduto: a Lahore, dove la famiglia di Farah ha una casa, la ventenne è stata costretta a sottostare alle decisioni dei parenti, obbligata ad abortire e poi vigilata a vista. Tutto raccontato via sms al fidanzato veronese, alle compagne di scuola e a qualche insegnante, con la pressante richiesta di liberarla al più presto da quella prigione. L’assessore Bertacco ieri ha precisato che «non c’è nessuna volontà da parte della famiglia di lasciare libera la ragazza alla quale, a quanto ci è stato riferito, sono stati sottratti i documenti ed è costantemente sorvegliata dalla madre e dalla sorella». Il padre, che gestisce un negozio a Veronetta, aveva già subito denunce per violenze in famiglia. La ragazza, ha detto Bertacco, «ha aderito al Progetto Petra, la struttura che si occupa delle violenze sulle donne. È stata ospitata in una casa protetta fino al 9 gennaio, quando ha comunicato che si era riconciliata con la famiglia. Essendo maggiorenne, era libera di scegliere e tornare a casa dai genitori». Farah aveva anche chiesto di continuare a partecipare agli incontri di mutuo-aiuto organizzati dal Centro con le donne vittime di violenze in famiglia «ma non ha mai partecipato. Ha detto che era andata in vacanza. Poi si è appreso che era tornata in Pakistan per il matrimonio del fratello, una scusa per farla allontanare da Verona. In seguito al Centro Petra si è presentato il fidanzato ed è scattato l’allarme». Il Comune ha confermato la piena disponibilità ad accogliere la ragazza in qualche casa protetta, qualora la giovane tornasse a Verona. Purtroppo, conclude Bertacco, «la situazione si è spostata in Pakistan; ci stiamo muovendo tutti ma essendo cittadina pakistana anche la Farnesina non ha molti margini di intervento». Intanto la Farnesina ha chiesto all’ambasciata d’Italia ad Islamabad di verificare con urgenza, con le autorità locali, le notizie relative a Farah, in particolare se sia stata costretta ad interrompere la gravidanza, sottolineando in una nota che «se così fosse, si tratterebbe di un gravissimo episodio. L’Italia difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne». La vicenda di Farah, che ha suscitato una vasta eco mediatica, è approdata anche in Parlamento. Il senatore del Pd D’Arienzo fa sapere di aver chiesto al ministro degli Esteri «di fare la propria parte affinché sia accertata la verità, sia di conseguenza chiesta la punizione per i responsabili e la ragazza sia riportata al più presto al sicuro a Verona». E parla di «fatto inaudito. Se risulterà vero che la giovane è stata costretta ad abortire nel Paese d’origine dei genitori siamo di fronte a un atto criminale che va punito con la massima severità». «Una vicenda che ha dell’incredibile. Il racconto della studentessa ai suoi compagni lascia senza parole. Siamo di fronte a una violenza psicologica senza eguali», afferma il senatore Udc Antonio De Poli. «Chiedo al Governo e alla Farnesina di attivarsi con il Consolato italiano in Pakistan per verificare quanto è accaduto. Se verrà confermato, siamo di fronte a una gravissima violazione dei diritti umani». •

Elena Cardinali

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