<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Farah a Verona. Ma restano misteri

Farah Tanveer saluta i poliziotti che l’hanno ascoltata
Farah Tanveer saluta i poliziotti che l’hanno ascoltata
Farah Tanveer saluta i poliziotti che l’hanno ascoltata
Farah Tanveer saluta i poliziotti che l’hanno ascoltata

Una vicenda da approfondire. Anche per questo, Farah Tanveer, la studentessa diciannovenne che ha denunciato via sms di essere trattenuta in Pakistan contro la sua volontà e di essere stata costretta ad un aborto dai suoi familiari, ieri mattina è rimasta in questura a Verona e ascoltata dal personale della squadra Mobile che si occupa di reati contro le donne, quasi cinque ore. «Una chiacchierata», l’ha definita più volte il capo di Gabinetto Giuseppe Schettino, «con una ragazzina che apparentemente gode di buona salute e che è reduce da un lungo viaggio e da una situazione personale che ha suscitato molto clamore mediatico». Nella conferenza stampa, cui ha partecipato anche il portavoce del questore Bruno De Santis, è stato ribadito più volte che «la situazione è delicata, che ogni affermazione dovrà essere verificata». La ragazza ha confermato «il contenuto degli sms, ma non risulta che lei sia mai stata legata o rinchiusa da qualche parte». I lati da chiarire sono molti. Ma sarà necessario far passare qualche giorno, per verificare ogni passaggio di una vicenda che ha assunto caratteri internazionali e ha visto l’intervento della Farnesina e dell’ambasciata italiana a Islamabad. E in base agli approfondimenti poi verranno valutate le posizioni dei singoli. Nulla verrà lasciato al caso per ricostruire tutta la vicenda. A chi aveva detto di questa cosa la giovane? Con sè aveva l’attestazione del medico del consultorio che certifica la gravidanza. Aborto c’è stato. Voluto? Sotto costrizione? Oltre ai familiari, verranno ascoltate le amiche che hanno avuto i messaggi, le insegnanti. Una volta che la Procura veronese avrà il quadro chiaro, se emergessero responsabilità da parte dei familiari a Verona o in Pakistan, saranno le diverse autorità giudiziarie a procedere. Nel corso della chiacchierata con le poliziotte la giovane ha detto di aver recuperato un cellulare (il suo le sarebbe stato tolto dai familiari) soltanto a maggio, quando ha inviato le richieste di aiuto alle compagne di scuola. Nel corso della chiacchierata, Farah non avrebbe mai chiesto del fidanzato, nè avrebbe manifestato il desiderio di incontrarlo. La giovane è stata poi trasferita in una casa riservata, ma non protetta, perchè allo stato attuale non esiste alcun pericolo per la sua incolumità. «Deve essere valutato se la giovane abbia necessità di supporto psicologico, oltre all’aiuto dei servizi sociali, al momento non ci risulta sia in pericolo, ma non sappiamo se abbia subito pressioni psicologiche». La ragazza a fine settembre aveva denunciato il padre per maltrattamenti alla squadra Mobile. Per questo era stata allontanata da casa e messa in una struttura a disposizione della Polizia da dove se n’era andata dopo quattro giorni, per poi essere ricollocata in un’altra struttura gestita dall’associazione Petra, ma il 9 gennaio la ragazza aveva annunciato che i rapporti con i familiari erano sereni e quindi rientrava a casa. Nel frattempo il padre è stato rinviato a giudizio. Poco dopo c’è stata la partenza per il Pakistan con tutto quello che è seguito. Ieri Farah era atterrata alle 7.30 a Milano Malpensa, (dopo uno scalo ad Abu Dhabi) dove ad attenderla c’erano gli investigatori della squadra Mobile. Maglietta a fiori su fondo bianco e pantaloni neri, la ragazza era stata quindi accompagnata in questura per essere ascoltata. Il capo di Gabinetto Schettino ha anche annunciato che a breve la giovane potrà incontrare le compagne di scuola e quando se la sentirà potrà rientrare alle Sanmicheli, le scuole in cui deve sostenere la maturità. •

Alessandra Vaccari

Suggerimenti