Farah, la diciannovenne che ha denunciato di essere stata costretta ad abortire in Pakistan, dove i genitori l’avrebbero portata con la scusa di un matrimonio di famiglia, prima di tornare in città e poter riabbracciare Cristian, il suo ragazzo, dovrà fermarsi qualche ora a Roma. E poi ci sarà da stabilire quale sia il grado di sicurezza da garantire alla giovane.
Infatti la studentessa ha raccontato di aver vissuto un dramma, segregata, con i passaporti distrutti dai genitori per non permetterle di rientrare in Italia. Sia l’aborto che la distruzione dei documenti è stata confermata dalle autorità pakistane all’ambasciata italiana. Ma in Italia la situazione è diversa. Agli atti risulta la sua denuncia al padre (ora in Pakistan) per maltrattamenti, precedente a questa vicenda. Su di lei approfondirà la nostra Procura.
Farah è maggiorenne e quindi libera di decidere dove stare. Il Comune, attraverso l’assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco, si è già messo a disposizione per l’accoglienza. Ma potrebbe essere il Viminale a stabilire se la ragazza abbia bisogno di una protezione da parte delle forze dell’ordine, e suggerire anche alla ragazza quale sia la sistemazione più appropriata per la sua sicurezza.