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E per l’emergenza ladri
il sindaco va dal prefetto

Valgatara, il giorno dopo. Un grande silenzio, pietrificante, pesante come un macigno, si respira oggi nel paese della Valpolicella che è stato colpito dalla tragedia del ristoratore Luciano Castellani. La confusione, il via vai di mezzi delle forze dell’ordine e dei media di ieri ha lasciato il posto al dolore. Al silenzio.

Nel frattempo, le indagini non si fermano e nemmeno il sindaco di Marano Giovanni Viviani, che comunica di essere stato convocato per un incontro oggi dal Prefetto per affrontare assieme la situazione dell’emergenza furti. L’ipotesi avanzata dal primo cittadino è quella di installare telecamere nei punti nodali del paese per aiutare le forze dell’ordine nel delicato lavoro di indagine.

Un’auto della Scientifica fuori dal ristorante Agnella, dove l’altra notte si è consumato il delitto, rimane parcheggiata parecchie ore. Mentre a poche centinaia di metri tanti interrogativi, ma nessuna risposta per ora per la famiglia della vittima Luciano Castellani.

«Siamo sconcertati e addolorati, non vogliamo credere che ci sia, come ipotizzato, una vendetta di mezzo nell’omicidio di Luciano. Abbiamo tante domande, ma non siamo in grado di ipotizzare nulla, aspettiamo che siano gli investigatori a comunicarci qualcosa», ci tiene a comunicare la famiglia.

È stato un risveglio molto traumatico per loro la scorsa notte, richiamati dalle sirene delle forze dell’ordine e dell’ambulanza. E subito è apparso chiaro che si trattava di una tragedia.

«Il paese è piccolo e la gente mormora, tante supposizioni sono state sollevate, ma noi non sappiamo ancora nulla, anzi sappiamo meno di quello che è stato detto a mezzo stampa. Vogliamo solo sperare che non sia un episodio di vendetta, ma un caso di rapina andato a male» continuano i familiari.

Gli stessi familiari a cui Luciano, “single” da sempre e senza figli, era molto legato. Viveva a poche decine di metri dalla sorella Maria e dai nipoti titolari di Campagnola, storica produttrice di vino della Valpolicella. Per nipoti e pronipoti era lo “zio Luciano“, ed era sempre possibile trovarlo dietro al bancone della trattoria oppure in cucina a cuocere la carne.

«Era una persona dall’animo buono, seppur molto riservata. Le sue passioni erano la Juventus e la Ferrari, oltre alla trattoria che era la sua vita. La trattoria poi aveva avuto una rinascita quando anni fa è arrivata la fidata Daniela, che lo aiutava in cucina e nell’accoglienza dei clienti» raccontano i familiari.

Molto amareggiato è anche l’amico di sempre e cugino Ferdinando Castellani, titolare della storica macelleria di paese. Con lui Luciano trascorreva il suo giorno di riposo, il mercoledì, andando a passeggiare o a mangiare una pizza assieme. «Luciano era una persona molto riservata, con lui non facevamo grandi discorsi. Tempo fa aveva subito un altro tentativo di furto, era rimasto scosso, ma non ne parlava spesso. Non si meritava la fine che ha fatto, è stato trattato peggio di un animale. Lui era una persona buona e non aveva mai fatto del male a nessuno» racconta con gli occhi lucidi dall’emozione il cugino.

In attesa che le indagini facciano il suo corso, famiglia e amici aspettano solo di dare degna sepoltura e l’ultimo saluto a quello che per tutti era “Il Ciano de l’Agnela”.

Agnese Ceschi

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