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E il papà svela le «tre B» di Federico

Sboarina tra papà Ferruccio e mamma Gabriella e le sorelle Anna, Stefania e Alessandra MARCHIORI
Sboarina tra papà Ferruccio e mamma Gabriella e le sorelle Anna, Stefania e Alessandra MARCHIORI
Sboarina tra papà Ferruccio e mamma Gabriella e le sorelle Anna, Stefania e Alessandra MARCHIORI
Sboarina tra papà Ferruccio e mamma Gabriella e le sorelle Anna, Stefania e Alessandra MARCHIORI

Le «tre B» di Federico Sboarina, svelate dal papà Ferruccio, in municipio con mamma Gabriella e le tre sorelle del primo cittadino, Alessandra, Stefania e Anna. «Bello, bravo, buono», confessa il papà, primo cugino dell’ex sindaco Dc degli anni ’80, Gabriele Sboarina, e ora con un sindaco in casa.

Il papà, visibilmente emozionato, assiste con una punta di orgoglio alle prime mosse e alle dichiarazioni del figlio con la fascia tricolore dal sindaco. «Mi ricordo che quand’era ragazzino un giorno mi disse: papà, io da grande voglio fare l’avvocato e il sindaco», racconta Ferruccio Sboarina. «Beh, entrambi i suoi sogni si sono avverati. Federico è sempre stato molto caparbio e determinato nel raggiungere i suoi obiettivi e li ha centrati entrambi».

Dopo la cerimonia, il sindaco cita lo stesso ricordo tra lui e il padre, pur con qualche sottolineatura diversa. «Sì, ho sempre sognato di fare l’avvocato, come professione, e ci sono riuscito e ho sempre continuato a farlo», sottolinea. «Però sono anche sempre stato appassionato della mia città, Verona, e questo amore per la città ho pensato di interpretarlo mettendomi a disposizione della comunità, interessandomi di politica all’interno dell’Amministrazione comunale. Poi, qualche anno fa con alcuni amici abbiamo fondato Battiti, pensando a un progetto per il rilancio della città. E ora eccoci qua». Il prossimo passo sarà quello di...un’accorciatina ai capelli. A zero, moglie Alessandra permettendo, come aveva promessa a Un Giorno da Pecora, su Radio 1, in caso di vittoria? «In realtà non avevo detto a zero, ma solo che me li sarei tagliati un po’, perché sinora non avevo avuto tempo. Ma provvederò. E poi, starò 18 ore in Comune, per cinque anni».E.G.

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