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E dopo il corteo, lo sgomento
«Cosa faranno tutto il giorno?»

La manifestazione dell’altra sera a Castel d’Azzano
La manifestazione dell’altra sera a Castel d’Azzano
La manifestazione dell’altra sera a Castel d’Azzano
La manifestazione dell’altra sera a Castel d’Azzano

Il grande edificio rosa si affaccia direttamente sulla trafficata strada principale di Castel d’Azzano, con l’unica schermatura di una siepe alta e fitta. L’insegna all’ingresso, «hotel Cristallo», è corredata da quattro stelle. Il parcheggio della struttura è vuoto, fuori non si vede nessuno. Dentro, il personale fa «muro». Ci viene risposto solamente: «I proprietari non ci sono». E non c’è nemmeno modo di contattarli: «Non siamo autorizzati». Uguale esito all’hotel Monaco in Zai, della stessa proprietà.

È qui, alle porte di Castel d’Azzano, che a partire dal 18 novembre si prevede l’arrivo di un numeroso gruppo di profughi. «Ottanta, cento, duecento: e chi lo sa? Se siamo preoccupati, è anche perché non ci viene detto niente. Tutto sta passando sopra le nostre teste. Le istituzioni fanno il possibile per tenerci all’oscuro. Magari li porteranno di notte…», si lamenta la gente tra i bar e i negozi attorno all’hotel Cristallo.

All’indomani della protesta che ha portato in piazza centinaia di persone, serpeggia un umore nero. È palpabile la rabbia di buona parte dei residenti, ma anche la rassegnazione, il senso di impotenza. Più d’uno evoca le barricate a Goro e Gorino (Ferrara), dove il picchetto degli abitanti ha bloccato l’arrivo di un piccolo gruppo di donne e di minori richiedenti asilo.

A Castel d’Azzano farebbero lo stesso? «Non li vogliamo. Se necessario, organizzeremo una manifestazione alla settimana!», urla uno. Però al «reclutamento» per presentarsi davanti alle telecamere della trasmissione «Dalla vostra parte» di Maurizio Belpietro (ieri sera in piazza Pertini) molti rispondono un secco: «No grazie, non voglio “rogne”». Anche tra la gente, che parla ma vuole restare anonima, c’è qualcosa della reticenza incontrata al Cristallo.

Le paure, comunque, sono sempre le stesse: «Cosa faranno i profughi tutto il giorno? Chi li sorveglierà perché non finiscano in giri loschi? E quanto rimarranno?». Una barista, veronese doc, spiega mentre asciuga i calici: «Da qualche anno lavoro in questo locale. I proprietari sono cinesi e io posso solo ringraziarli. Lo stipendio è puntuale. Non vivo più nell’incubo di chiedere lavoro a destra e a manca sentendomi rispondere “no”. Perciò il razzismo non mi appartiene. Ma adesso ho paura», confida, «paura che i clienti frequenteranno sempre meno il bar perché i profughi gireranno sempre qui attorno».

Un residente particolarmente infuriato: «Ho da poco comprato casa. Sfortunatamente nelle vicinanze del Cristallo. So già che, quando arriveranno i profughi, varrà molto meno. Lo sanno tutti quelli che abitano intorno all’hotel. E chi è in affitto dice che è pronto ad andarsene».

Un papà è già preoccupato per la figlia: «Ha vent’anni. Come tutte le ragazze esce la sera. Non starò mai tranquillo». E altri ancora: «I proprietari del Cristallo si giustificano spiegando che la prefettura ha requisito l’albergo. Difficile da credere», sbottano, «visto che nell’altro loro hotel, il Monaco in Zai, molti profughi sono alloggiati da quasi un anno. Ammettano, piuttosto, che è un’operazione conveniente».

«L’atto di requisizione esiste ed è arrivato in Comune», chiarisce però il consigliere comunale d’opposizione Valerio Basalico (Lega). «Vero è anche mancano informazioni sul numero dei profughi e sulla data di arrivo. Il Cristallo ha 93 stanze».

Domenica il gazebo della Lega sarà di nuovo in piazza per protestare. Non è escluso che vengano organizzate altre manifestazioni.

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