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Due omicidi, Filip dal giudice
Nei guai anche l’ex fidanzata

Filip durante una delle precedenti udienze. A sinistra, il suo difensore, l’avvocato Roberto Rigoni Stern
Filip durante una delle precedenti udienze. A sinistra, il suo difensore, l’avvocato Roberto Rigoni Stern
Filip durante una delle precedenti udienze. A sinistra, il suo difensore, l’avvocato Roberto Rigoni Stern
Filip durante una delle precedenti udienze. A sinistra, il suo difensore, l’avvocato Roberto Rigoni Stern

Rischia l’ergastolo Andrei Filip per l’omicidio della madre Mirela Balan e della sorellastra Larisa Elena, strangolate e fatte pezzi il 13 febbraio del 2016 ad Albaredo e poi gettate nell’Adige dentro a tre borsoni. I due con i resti della donna sono stati ritrovati, manca all’appello il terzo, quello con il tronco della bambina. Temono, gli inquirenti, sia incagliato nel fondo del fiume o sia finito a mare. Le speranze di ritrovarlo sono poche per non dire nulle, anche se continuano le ricerche.

Questa mattina il Gip Laura Donati deciderà, con rito abbreviato, quale condanna infliggere al giovane romeno reo confesso del duplice assassinio. Il suo avvocato, Roberto Rigoni Stern di Vicenza, punta al riconoscimento delle attenuanti che, insieme alle «psicopatie» accertate dal dottor Gabriele Rocca nella perizia psichiatrica (dalla quale è però uscito che l’imputato era sano di mente al momento dei fatti), potrebbero alleggerire la condanna.

A supporto del ventenne matricida-fratricida, infatti, ci sono l’ammissione della piena responsabilità della mattanza e la sua collaborazione con i magistrati e i carabinieri nelle ricerche per il ritrovamento dei cadaveri buttati nell’Adige. «Andrei indicò il punto esatto in cui, quella sera, lanciò i sacchi», ricorda il difensore, «sarebbe quindi un gran successo, dal punto di vista della difesa, riuscire in primo grado ad evitare l’ergastolo. Ciò che ha fatto questo ragazzo è di una gravità che non lascia spazio ad alcuna giustificazione ma», riflette il legale, «ciò che chiederò al Gip sarà di valutare il suo vissuto caratterizzato da un grande squallore e da grandi privazioni affettive. La sua infanzia, la sua adolescenza, tutta la sua vita, non hanno conosciuto amore: è stato un bambino che ha sofferto e che ha avuto molto poco da sua mamma. Ecco, questo vorrei fosse tenuto presente nel giudicare Andrei che, sia chiaro, ha commesso un reato gravissimo, ma che ci è arrivato esasperato da anni e anni di grande sofferenza interiore».

La strategia difensiva di Rigoni Stern è chiara: valutare il «trascorso» di Andrei e anche «la condotta della madre che gli ha fatto vivere uno stato di abbandono sfociato in un risentimento così forte da spingerlo a difendere, a costo di tutto, il suo legame con la fidanzatina messo in discussione dalla stessa donna». Precisa il legale: «In Loredana, la ragazzina con cui era fidanzato, aveva finalmente trovato quella stabilità emotiva inutilmente cercata in famiglia e quando l’ha sentita minacciata dalla madre che non voleva più ospitare la minorenne ad Albaredo, lui ha perso l’unica fonte di affetto che aveva con tanta fatica trovato. E l’ha difesa. E’ stata una reazione psicotica cumulativa di tutto l’odio covato verso la madre nel momento in cui lei è diventata una minaccia concreta alla sua relazione con Loredana».

Loredana, appunto. Se al tempo del duplice omicidio fu solo indagata dalla procura dei minorenni perché aveva 17 anni e perché Andrei si addossò la piena responsabilità dei fatti, pare che qualche guaio ora possa averlo. «Mi risulta che la polizia romena nei giorni scorsi sia andata a cercarla», butta lì l’avvocato vicentino, «cosa sia successo però non si sa...».

Ad Andrei non è rimasto più niente, non l’amore della sua Loredana per il quale ha ucciso né quello di Oana Maria, l’altra sorella alla quale ha scritto dal carcere diverse lettere chiedendo perdono. Oana non ce la fa. «Ha ucciso nostra madre e nostra sorella», ha confessato in tribunale, «mi ha tolto tutto. Mi resta solo questo tatuaggio», indicando sul braccio i nomi Larisa e mama in mezzo ad un cuore e a due colombe, «lo accarezzo per sentirmi meno sola. Ma sono disperata».

Camilla Ferro

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