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I ragazzi veronesi di ritorno da Monaco

«Dopo la paura,
a Cracovia
ci aspetta il Papa»

I veronesi di ritorno da Monaco (Marchiori)Il ritorno dei ragazzi, fra la tensione e poi il sollievo dei genitori
I veronesi di ritorno da Monaco (Marchiori)Il ritorno dei ragazzi, fra la tensione e poi il sollievo dei genitori
Il ritorno dei ragazzi veronesi (Marchiori)

La paura dei ragazzi, l’altro giorno a Monaco di Baviera, è stata grande. Enorme l’ansia dei loro genitori, attaccati al cellulare per avere notizie. L’emozione si è sciolta infine tra abbracci e lacrime, applausi e canti di sollievo, ieri sera al rientro dei ragazzi nel parcheggio dei pullman vicino al palazzetto dello sport. Tutti scossi, ovviamente, ma sani e salvi. E subito coperti dalla benedizione del vescovo Giuseppe Zenti, giunto ad accoglierli.

Ma le ore terribili fra l’attentato di venerdì e l’approdo a un luogo sicuro – una parrocchia che ha offerto ospitalità al gruppo di giovani per la notte, prima del ritorno – saranno ripagate con altre ore, stavolta piene di gioia. Papa Francesco vuole infatti ricevere in udienza privata i diciassettenni veronesi che hanno vissuto la brutta esperienza di trovarsi nel bel mezzo dell’attentato di Monaco, tappa intermedia prima dell’arrivo a Cracovia per la Giornata mondiale della gioventù.

Chi vorrà vivere questa seconda avventura potrà ripartire per la Polonia venerdì, così da incontrare il pontefice sabato mattina. E poi per vivere, in prima fila, il clou della Gmg: la veglia e la messa celebrata da Bergoglio.

«La paura non deve vincere, quei ragazzi “devono” venire a Cracovia», avrebbe detto Papa Francesco, in uno scambio di pareri che ha coinvolto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, il responsabile nazionale della Pastorale giovanile, don Michele Falabretti, e il vescovo Zenti.

Forse non andranno tutti e trecento, ma molti sì: è un’occasione unica. Sempre che i genitori lo consentano.

«Vedremo, vedremo… Prima vogliamo abbracciare fortissimo nostro figlio», prendevano tempo Luigi ed Elisabetta Garzotto di Sanguinetto, in attesa del ritorno del loro Luca. «Abbiamo trascorso una notte insonne che non auguriamo a nessun genitore. L’attentato è accaduto proprio nell’ora in cui i ragazzi erano stati lasciati liberi per andare a cenare nei locali di Monaco. Luca ci ha raccontato che si trovava in un ristorante del centro, quando la gente ha iniziato a urlare e ad alzarsi di scatto, rovesciando tavoli e sedie». Una volta sceso dal pullman, Luca stesso ci racconta: «Non capivo nulla, se non che stava succedendo qualcosa di grosso e pericoloso. Perciò mi sono accodato alla gente che scappava in strada, finché qualcuno mi ha tirato dentro un negozio».

C’è da dire che nessuno dei veronesi si trovava nel centro commerciale dove sono state uccise nove persone. Tuttavia l’allerta della polizia, viaggiando sugli smartphone, si è allargata a vasto raggio per il timore che potessero succedere altri attentati.

«Abbiamo visto strade piene di polizia, ambulanze, elicotteri...», racconta un gruppo di ragazze di Dossobuono, Elena, Alice, Sara, Ester, Maria, Anita ed Elisabetta. C’è anche Camilla Faccioli, figlia di Mario, il sindaco di Villafranca: «Sono stato lì lì per prendere l’auto e andare a riprendermela», confida lui, la faccia ancora tirata. «Dormito, e chi ha dormito? Stiamo stati tutta la notte fra telefono e tv» confessano Ernesto e Maria di Quinto, riabbracciando la loro Camilla. Tutto è bene quel che finisce bene. Ora potrebbe finire anche meglio, stringendo la mano a Francesco.

Lorenza Costantino

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