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VERSO LE AMMINISTRATIVE

Dopo il referendum
scatta la corsa
a Palazzo Barbieri

Il voto del referendum ha spaccato la città in dueIl sindaco Tosi insieme con Renzi: l’intesa tra i due sul referendum avrà un seguito politico?
Il voto del referendum ha spaccato la città in dueIl sindaco Tosi insieme con Renzi: l’intesa tra i due sul referendum avrà un seguito politico?
FLAVIO TOSI E L'IPOTESI DI ELEZIONI ANTICIPATE

Scontro a 360 gradi. In una Verona spaccata in due dall’esito del referendum sulla Costituzione - 54,3 per cento i No e 45,7 i Sì - ma con partiti frammentati e in ordine sparso, si accelera sulle candidature a sindaco per le elezioni amministrative 2017. Con tante variabili. In primis quella del possibile terzo mandato per sindaci che ne hanno già svolti due, come Flavio Tosi, che era per il Sì. Tosi lascia aperto uno spiraglio, nonostante le dimissioni di Renzi: «Ora si metterà mano alla legge elettorale e alle regole future. Il terzo mandato? Speriamo. Ma se non arriverà, la squadra che ha governato la città si attrezzerà diversamente. Comunque il voto sul referendum non sposta nulla per le amministrative, dove contano persone e programmi». Nomi? Patrizia Bisinella, senatrice del Fare!, e Fabio Venturi, presidente di Agsm.

Uno dei nodi ora è nel Pd, dopo la frattura con l’ala dell’ex capogruppo Michele Bertucco, Cgil, per il No. «Da Verona dobbiamo riprendere un percorso di centrosinistra», dice. Ma Alessio Albertini e la consigliera regionale Orietta Salemi, rispettivamente segretario provinciale e cittadino, puntano i piedi: «L’esito referendario non sposta la nostra linea per Verona 2017: una lista del Pd, più una civica di sinistra e una di centro, il “tridente”. Comunque il quasi 46 del Sì a Verona è lusinghiero, se si pensa che dall’altra parte c’era tutto il centrodestra, il 5 Stelle, la Cgil e parte del Pd». Proprio il 5 Stelle sta selezionando le candidature: «E a gennaio faremo la votazione pubblica del nostro candidato sindaco», dice Gianni Benciolini, capogruppo.

Anche la Lega Nord stringe i tempi: «Nel giro di qualche settimana faremo sintesi con il centrodestra per la candidatura a sindaco», dice il segretario provinciale Paolo Paternoster. Il Carroccio spinge per il senatore e segretario cittadino Paolo Tosato. Nel centrodestra oltre alla candidatura di Alberto Giorgetti, deputato di Forza Italia, e in attesa di capire se Battiti lancerà un proprio candidato (il papabile sarebbe il presidente Federico Sboarina), c’è anche il capogruppo tosiano in Regione Stefano Casali, di Verona Domani, giù uscito allo scoperto. Ma romperà con Tosi? «Io resto di centrodestra e anche Tosi lo è. La vittoria del No è un bene per l’Italia, anche per la sinistra. Spero sia un punto di partenza, per rilanciare il centrodestra a Verona». Ma, dice Manfredi Ravetto, del Mnr, area Tosi: «Ora o di qua o di là».

«Al referendum il centrodestra si è coeso. Su questo percorso può crescere e includere altre forze e si candida a governare Verona», dice Ciro Maschio (Fratelli d’Italia). Michele Croce, Verona Pulita, affila le armi, da candidato sindaco, come Marco Giorlo, di Tutto cambia. La sinistra? Ha varie facce. Sinistra Italiana, Rifondazione comunista e altre componenti civiche e politiche puntano a un proprio candidato. Un’altra quota (Welponer, Massignan, Brigo) a una grande coalizione di centrosinistra, Pd compreso.

Enrico Giardini

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